Edward Burtynsky quaderni cmc
Copertina del libro "Edward Burtynsky" della collana Quaderni CMC

Qualche mese fa un amico mi aveva invitato a Barcellona per visitare la mostra di Edward Burtynsky, uno dei suoi fotografi preferiti. Invito che purtroppo dovetti rifiutare. Ieri sera però mi ha almeno fatto vedere il catalogo della mostra.

– Sai, gli ho scritto una mail lamentandomi che non c’erano più copie del catalogo.

– E loro?

– Si sono scusati. Al che io ho insistito, dicendo che era veramente un peccato. Allora me l’hanno spedito.

– Gratis?

– Si, gratis!

Innanzitutto quindi complimenti a Teclasala, facessero tutti così il mondo della fotografia sarebbe decisamente più bello.

Edward Burtynsky (1)
© Edward Burtynsky

Tiro fuori il catalogo dalla busta e noto che non è scritto né in spagnolo, né in catalano.

– Guarda che non è un semplice catalogo, ma un libro edito dal Centro Culturale di Milano.

Un po’ sorpresi dal fatto che un libro italiano sia finito in una mostra a Barcellona, per poi esser girato al mio amico, ci mettiamo a sfogliare il quaderno, e mi dico che è una buona occasione per scriverne una breve recensione. In passato ne ho già fatte per Camera Obscura, ma solo quando i fotografi stessi mi hanno gentilmente regalato il loro libro in cambio appunto di una recensione: per esempio The Chronicles of Time di Giacomo Costa o Camera Architectura, di Gabor Ösz. Da un bel po’ di tempo invece ho in testa di scrivere una recensione di tutti i miei libri di fotografia, che ho piano piano accumulato nel corso del tempo. Il Quaderno CMC Edward Burtynsky mi sembra quindi la buona occasione per cominciare.

Edward Burtynsky (2)
© Edward Burtynsky

Innanzitutto le caratteristiche tecniche: il libro è abbastanza piccolo, formato 19,5×22,5cm, 102 pagine e costa 28€. L’impaginazione è sobria e piacevole e la stampa corretta.

Per quanto riguarda le immagini niente da ridire, le fotografie di Edward Burtynsky sono splendide come sempre. In ogni caso nessuna sorpresa, né in male né in bene, si tratta di una specie di piccola retrospettiva di buona parte dei lavori di Edward Burtynsky: mine, cave, fiumi di nikel, deforestazione lungo i binari della ferrovia, demolizioni navi e via dicendo; con in più un estratto del suo lavoro recente sulla fuga di petrolio nel Golfo del Messico. Personalmente non sono un amante delle antologie, preferisco un libro per argomento, ma il Quaderno CMC Edward Burtynsky è comunque un discreto riassunto dell’opera di questo grande fotografo.

Edward Burtynsky (4)
© Edward Burtynsky

Il libro è inoltre accompagnato da un saggio di Giuseppe Frangi e un’intervista a cura di Enrica Viganò.

Personalmente il saggio non mi entusiasma poi tanto. Sebbene sia ben scritto e molto piacevole da leggere, secondo il mio personale modo di vedere la citazione di Dante e gli aneddoti su Michelangelo nella cave di Massa Carrara poco o nulla hanno a che vedere con Edward Burtynsky. Certo sono riferimenti dotti e fatti affascinanti, ma l’unico legame con il fotografo è il luogo stesso di Massa Carrara, peraltro visitato episodicamente nella totalità del suo lavoro. Allora perché non infilarci dentro anche Botero e tutti gli altri artisti che hanno usato i famosi marmi? In ogni caso, pur lasciando tranquillo Michelangelo, nel complesso -ben inteso sempre a mio vedere- tutto il saggio mi sembra più un esercizio di stile e una raffinata dimostrazione di cultura enciclopedica, più che una vera analisi e descrizione dell’opera di Edward Burtynsky.

Edward Burtynsky (5)
© Edward Burtynsky

Ben diversa invece l’impressione derivata dall’intervista che accompagna il Quaderno CMC Edward Burtynsky, la maggior parte delle domande sono pertinenti e le risposte del fotografo articolate e sagge. Al di la della posizione molto equilibrata sulla questione ambientale, mi è particolarmente piaciuta l’onesta intellettuale nel descrivere certi aspetti agli inizi della sua carriera:

Neanche mia madre ci credeva: quando all’inizio degli anni ’80 mi sono girato il Nord America a fotografare le miniere mi diceva:”chi potrebbe mai voler comperare queste fotografie per appenderle in casa?”. E in effetti io non sapevo se prima o poi la gente avrebbe comprato le mie opere per appenderle sulle pareti e soprattutto non sapevo se avrebbero mai chiamato il mio lavoro “arte”.

Edward Burtynsky

Mi pare evidente che la creazione artistica sia, innanzitutto, una questione di passione. Immagino il giovane Edward Burtynsky girare per le miniere con la sua macchina tipicamente americana tutta polverosa e piena zeppa di materiale fotografico. Sono pronto a scommettere che lo faceva non tanto perché doveva scattare una nuova serie per la sua galleria a Londra, o perché doveva assolutamente trovare un’idea per creare una nuova ed originale opera d’arte, ma soprattutto perché gli piaceva. Sarà poi la posterità, o perlomeno il lavoro che si è accumulato nell’arco di una vita, a decidere che si tratti di arte o meno.

Una parte dell’intervista invece mi fa un po’ sorridere: quando si disquisisce sull’infinita ricchezza di dettagli delle fotografie fatte col banco ottico. Peccato che le stampe viste a Paris Photo un paio di anni fa fossero abbastanza deludenti da questo punto di vista, tirate troppo grandi per avere appunto la ricchezza dettaglio che meriterebbero.

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© Edward Burtynsky