Laura Morante

Laura Morante
© Lancôme

Da un po’ di tempo nelle strade di Parigi si vedono le campagne pubblicitarie di Monica Bellucci per Dior e di Laura Morante per Lancôme, campagne che hanno attirato la mia attenzione in modo particolare.

Da quando ho iniziato a fare un po’ di ritocco fashion con Photoshop infatti sono diventato quasi ossessionato dalla resa della pelle delle modelle. Addirittura mi capita spessissimo di scrutare attentamente le ragazze sedute vicino a me nella metropolitana, analizzando ogni piccola macchia, brufolo e imperfezione, immaginando di ritoccarle con Photoshop, di regalargli quella pelle liscia e perfetta da bambino che sognano così tanto quando spendono fette considerevoli del loro stipendio in creme idratanti e prodotti di bellezza. Se guardo le ragazze vere, in carne ed ossa, naturalmente non posso fare a meno di analizzare con altrettanta cura maniacale le pubblicità che vedo in giro per la città.

Quando ho notato per la prima volta la campagna Lancôme con Laura Morante sono rimasto allibito. Sicuramente la ditta per cui lavoro è estremamente esigente per quanto riguarda i minimi particolari del ritocco, la resa realistica dell’incarnato, l’assenza di difetti. Sicuramente io sono un perfezionista nato e cerco sempre il pelo nell’uovo e a volte fare meglio ad accontentarmi di quello che ho. Ma bisogna riconoscere che tecnicamente la fotografia di Laura Morante è veramente mediocre. Nel file a bassa risoluzione che si trova sul web non si riescono ad apprezzare i difetti che cito, ma questi sono visibilissimi nei grandi cartelloni che si vedono nelle farmacie di Parigi.

La cosa che salta subito all’occhio e che luce ha completamente bruciato la fronte e il naso di Laura Morante. Non solo sono presenti ampie zone completamente bianche, dove si è perso ogni dettaglio e texture della pelle, ma attorno a questi sono presenti degli aloni gialli molto saturi, come quelli che si ottengono quando nelle zone bruciate di un file si sviluppa un raw abbassandone molto la luminosità. Sembra quasi che abbiano cannato l’esposizione di almeno uno stop e cercato di recuperare grossolanamente in fase di sviluppo. Grossolanamente, perché chiunque abbia un minimo di esperienza professionale di ritocco avrebbe evitato gli aloni gialli e gli artefatti che tradiscono evidentemente la natura digitale della foto. Sarebbe bastato ricolorare le zone luminose con la tonalità della pelle nelle zone vicine per ottenere già un buon punto di partenza. Per le zone bruciate poi sarebbe bastato clonare dei pezzi di pelle, e poi renderla quasi trasparente, in maniera da conservare la luminosità della foto ma ricostruire un minimo di materia dove mancava completamente. A scanso di equivoci vorrei sottolineare che non ho niente contro le fotografie con zone bruciate, ma in questo caso le alte luci esteticamente non sono il massimo da vedere.

Il secondo errore che si nota fin dal primo momento è che la messa a fuoco è fatta sull’occhio più distante della modella. Quello più vicino al fotografo è invece sfuocato. È un errore che all’inizio capita spesso di fare, fino a quando non si impara a fare la messa a fuoco correttamente o a chiudere opportunamente il diaframma. Capita sempre di sbagliare uno scatto, ma in fase di editing in generale una foto con questo difetto viene buttata via. Possibile che con tutti gli scatti che hanno fatto alla Morante non ce ne era nemmeno uno a fuoco?

A parte questi due difetti che mi sembrano così evidenti da saltare agli occhi anche di qualunque non-addetto ai lavori, tutto il resto della foto è comunque tutto pasticciato. La pelle è a tratti troppo liscia e plastica, quando bastava aggiungere un po’ di grano per dargli materia. Certi difetti inspiegabilmente non sono stati eliminati, gli occhi e la bocca potevano essere migliorati visibilmente, lo sharpen è applicato in modo un po’ strano. La cromia sarebbe da rifare quasi completamente per eliminare le troppe zone giallastre e verdastre, sul collo sono presenti brutte macchie e ombre… se non fosse una pubblicità di questo calibro sembrerebbe quasi lo scatto di un fotografo amatore che si sia divertito con la propria fidanzata e abbia poi smanettato un po’ con Photoshop.

Sinceramente non riesco a capire come una casa del calibro di Lancôme, che non credo abbia grossi problemi di budget, possa accettare un prodotto così approssimativo. Si sente spesso dire che c’è sempre meno cura nella fotografia, nell’educazione fotografica, che una volta nella produzione delle immagini si era molto più attenti e il digitale ci sta abituando male. Non è vero, almeno per le persone con cui lavoro io la perfezione delle pubblicità è importante come, se non ancor più di una volta. E lo stesso vale per la maggior parte delle pubblicità che si vedono in giro. Certo, le piccole ditte a volte hanno cataloghi pacchiani e bruttarelli, ma le campagne delle grandi firme che si vedono per strada e nelle riviste sono sempre impeccabili. Ecco però questa pubblicità Lancôme. Come è possibile una caduta di stile così bassa? Ma nessuno della Lancôme si è accorto dei problemi? Non avranno danni alla loro immagine?

Monica Bellucci

Monica Bellucci
© Dior

Perché poi l’ironia della sorte vuole che, proprio accanto ad ogni cartellone di Laura Morante, ho sempre visto quello di Monica Bellucci per Dior. Fotografia questa veramente impeccabile. La differenza fra le due foto è talmente eclatante, ce mi chiedo come sia possibile che qualcuno entri nella farmacia e compri una crema della Lancôme al posto di una della Dior. Se davvero le ragazze non si rendono conto che è tutto un’inganno costruito con Photoshop e sognano di essere come le modelle delle pubblicità allora dovrebbero precipitarsi nei negozi invocando a gran voce la crema usata da Monica Bellucci.

Ancora una volta le immagini per il web non riescono a restituire quello che descrivo, bisogna dare un’occhiata alla pubblicità. Si nota subito che la luce della foto della Bellucci è impeccabile: intensa ma allo stesso tempo morbida e avvolgente. Quella luce che, pur essendo completamente diffusa, senza ombre, mette comunque in risalto perfettamente il volto e l’espressione delle modelle. I capelli sono scuri e nell’ombra, ma pieni di vita, materia, riflessi e dettaglio. La pelle è perfetta, come se Monica Bellucci avesse solo 18 anni, e i 18 anni di una ragazza eccezionale. La pelle è liscia come quella di un bambino, non un solo difetto, non una sola imperfezione. Allo stesso tempo però non è liscia e innaturale, ovunque si riesce a percepire la materia della pelle, la sua morbida pastosità, come se si potesse toccarla, sembra veramente che Monica Belucci sia una dea.

Lo so benissimo che è un’illusione, ma in questo caso un’illusione perfettamente orchestrata, che poi è proprio lo scopo della pubblicità: vendere un sogno. Illusione perfettamente realizzata tramite un lavoro attento con il cerotto di Photoshop, per clonare sempre la texture quando si eliminano i difetti, l’applicazione precisa di curve di densità per eliminare macchie chiare e scure, una cura particolare nel rendere perfettamente uniforme la cromia della pelle. E poi, oltre ai dettagli tecnici quantificabili, un’esperienza, un saper fare, una marcia in più che fanno la differenza fra la foto di Laura Morante e quella di Monica Bellucci.