© Aline Smithson

Intervista con Aline Smithson, photografa artista e curatrice di Lenscratch, un blogzine dedicato alla fotografia contemporanea.

 

Fabiano Busdraghi: Dopo aver lavorato come redattrice gomito a gomito con i grandi nomi della fotografia di moda, sei tu stessa diventata una fotografa e artista di successo. Oggi sei anche la redattrice di Lenscratch, uno dei blog fotografici più letti al mondo, una lettrice di portafoglio e curatrice per diverse riviste e gallerie. Infine, intraprendi diverse attività didattiche in forma di workshop e conferenze.

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Un cliché romantico ricorrente vorrebbe che un artista debba concentrare tutte le sue energie unicamente sulla creazione artistica. Personalmente penso che una serie eclettica di occupazioni renda la vita più ricca e interessante, ma -per esempio nel mio caso personale- è facile finire per fare troppe cose e non finirne mai nessuna. Di conseguenza, a volte ho paura che intraprendere troppe attività diverse possa in qualche modo diluire la produzione artistica. Al tempo stesso una vita stimolante, rende possibile la produzione di opere d’arte interessanti.

Pensi che tutte le tue attività possano sostenere e migliorare la creatività artistica? O tutti i differenti aspetti della tua vita professionale e artistica sono solo diverse manifestazioni del tuo amore per la fotografia? O forse le varie esperienze sono semplicemente i risultati dei tuoi interessi eclettici?

© Aline Smithson

Aline Smithson: Onestamente, non sono sicura che le mie attività, sostengano o migliorino il mio lavoro… in realtà, penso che mi impediscano di svolgerlo, nel senso che ho meno tempo per creare e concentrarmi su me stessa. In verità, certi giorni ho solo voglia di gettare la spugna, soprattutto quando vedo tutti gli incredibili progetti in fase di creazione nel mondo della fotografia. È stimolante e allo steso tempo deprimente vedere:

  1. quanti fotografi lavorino oggigiorno;
  2. quanto sia alto il livello di ciò che fanno;
  3. quello che si può ottenere con un iPhone.

Ma niente di tutto questo mi impedisce di continuare a produrre, o influenza il lavoro che faccio. Ho una forza nella mia visione personale, ma questo non vuol dire che non mi capiti di sbavare sul lavoro degli altri fotografi.

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Il mio entusiasmo per la fotografia -unito al mio desiderio di comprendere e restituire alla comunità fotografica- è il motore dietro alla produzione di tutto quello che faccio. Quando ho iniziato a scrivere il mio Lenscratch, doveva essere un luogo dove condividere i miei nuovi lavori e le mie idee; ma dopo pochi mesi, mi sono annoiata all’idea di me, me, e solo me. Ho allora iniziato a considerarlo come un’opportunità per imparare tutto ciò che riguarda la fotografia contemporanea, e questo naturalmente insieme ai miei lettori. Inoltre, visto il mio percorso di insegnante, ho pensato che i miei studenti sarebbero potuti crescere più facilmente con una dose giornaliera di fotografia in più.

Quando sento di avere troppe cose in ballo, faccio un po’ di spazio, mi prendo una settimana senza distrazioni, faccio le pulizie nel mio ufficio, creo qualcosa di nuovo, leggo un po’ di articoli e riparto da zero. Vorrei che potessimo avere almeno un giorno alla settimana senza e-mail … sono le e-mail che stanno cominciando veramente a uccidermi.

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Fabiano Busdraghi: Hai trionfato in ogni campo che hai esplorato. Quale pensi sia la chiave del tuo successo?

Aline Smithson: duro lavoro, non prendermi troppo sul serio, essere curiosa, gentile e professionale. Dire grazie a ogni mano che mi ha sostenuto. Celebrare le persone intorno a me. Rimanere fedele alla mia visione del mondo. Non mi ricordo se l’ho detto, il duro lavoro?

Fabiano Busdraghi: Personalmente, penso che sia molto difficile promuovere il mio lavoro fotografico. Mi piace ogni fase del processo di creazione, ma la promozione è un aspetto quasi spiacevole. Lo so è necessario. È un peccato chiudere le mie foto in una scatola o nel disco duro di un computer, regolarmente mi obbligo a fare un po’ di auto pubblicità. Quando succede, mi sembra che tutte le mie energie e il mio tempo vengano completamente risucchiate, non lasciando più spazio per la creazione. Recentemente ho assistito ad una conferenza sulla fotografia emergente al Festival Circulations, e ne ho approfittato per chiedere a tutti i fotografi presenti come facessero per trovare un equilibrio fra creazione e promozione. Senza eccezioni, la risposta di tutti è che promuovere il proprio lavoro è estremamente difficile, ed effettivamente richiede moltissimo tempo.

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Sei d’accordo con questa affermazione? Nel tuo caso personale, come fai a bilanciare la diffusione con la creazione? Cosa consiglieresti a un fotografo emergente per gestire l’aspetto promozionale dell’attività fotografica?

Aline Smithson: La promozione è come l’esercizio fisico … non ti piace, ma è necessario farlo! Dico sempre ai miei studenti che dovrebbero produrre lavori che saranno entusiasti di promuovere per i prossimi 10 anni. Dopo aver terminato un corpus fotografico, si dovrà lottare per anni per metterlo sotto i riflettori del mondo della fotografia. Dopo un intenso 2011, ricco di mostre e di viaggi, ho fatto marcia indietro e quest’anno sto presentando le mie foto unicamente se la giuria o i luoghi sono veramente d’interesse. Non sto saltando su tutti i baracconi che passano. Si deve pensare a questo viaggio come una strada lunga, e non abbiamo bisogno di correre né presentarsi ad ogni festa. Ho sputato sangue per anni, facendo presentazioni, bussando a tutte le porte, frequentando le letture di portafoglio, niente di ciò che ho realizzato è venuto senza uno sforzo enorme. Ma la vita è fatta così, e non possiamo sempre avere la stessa concentrazione o energia per creare e promuovere il nostro lavoro. Una volta che lo ammetti a te stesso, ti senti decisamente meglio. Cerco di vedere le cose a lungo termine, se un anno faccio un sacco di mostre, è bene rallentare l’anno successivo. Abbiamo veramente bisogno di tempo per non fare auto-promozione. Salto di continuo dalla promozione alla creazione… alla fine ho finito per abituarmi a questo ritmo.

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Ma è effettivamente una scocciatura dover promuovere costantemente il proprio lavoro. Sembra si stia continuamente sventolando una bandiera gridando: “Guarda, guarda il mio lavoro” ed è una cosa che odio. Il trucco è circondarsi di una comunità solidale e quando qualcuno sventola la propria bandiera, lo celebri come se fosse te stesso. Come fotografi, siamo veramente fortunati ad avere la quantità di opportunità a nostra disposizione per diffondere il nostro lavoro nel mondo. Ci sono incredibili organizzazioni come Center e Photolucida che supportano totalmente fotografi emergenti, e molte gallerie e centri espositivi che offrono tantissime opportunità fotografiche. Inoltre le opportunità su internet sono infinite. Io suggerirei di fissare degli obiettivi ragionevoli… sottoporre qualcosa una volta a settimana … una cosa da poco on-line, e una cosa importante una volta al mese. Ma dedicare comunque più tempo a produrre lavori di qualità.

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Fabiano Busdraghi: La recente crisi finanziaria mondiale ha influito in qualche modo sul tuo lavoro? Qual’è la tua strategia professionale in questi anni difficili? Ancora una volta, hai qualche suggerimento per i fotografi e gli artisti emergenti?

Aline Smithson: Per essere onesti, ci sono pochissimi fotografi d’arte che possono realmente vivere del proprio lavoro. La maggior parte sono insegnanti, lavorano principalmente in un altro campo o sono in pensione. Sto insegnando sempre di più, ho un’agenzia di stock, ho un agente che inserisce il mio lavoro in spettacoli televisivi e film, e cerco di inventare un sacco di piccoli espedienti in modo da aggiunge qualcosa alla fine del mese. Sto vendendo la stessa quantità di foto rispetto a prima, -e sto vendendo bene in Europa- ma le gallerie si stanno prosciugando, il che è molto, molto triste. È tempo di creare un nuovo modello di vendita. Sembra che la fascia bassa e alta continuino a vendere, ma la gamma media è al contrario molto immobile. Inoltre la tecnologia ha reso un po’ tutti un fotografo, quindi le persone fondamentalmente danno via di tutto e di più.

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Fabiano Busdraghi: Ho curato Camera Obscura durante gli ultimi cinque anni, e in un certo senso ancora mi chiedo perché lo sto facendo. Naturalmente conosco la risposta, non è solo per diffondere la cultura fotografica, ma soprattutto si tratta di un modo per continuare a pensare ed esercitare la mia mente. Una sorta di ginnastica per il cervello. In ogni caso, la questione resta per me importante, e mi piace porla a tutti gli autori di blog che incontro.

Puoi descrivere il motivo per cui ha deciso di iniziare il blogzine Lenscratch e perché lo continui a pubblicare ancora oggi? Perché scrivere blog è un’attività importante per un fotografo?

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Aline Smithson: troppo spesso mi chiedo perché sto ritagliando così tanto del mio tempo per promuovere altre persone. La notte, dopo un cocktail o due, quando sto per addormentarmi mi ricordo che non ho scritto l’articolo per domani e mi impongo di farlo. Ho fissato uno standard molto alto decidendo di pubblicare un articolo al giorno. Certo si tratta di una regola che posso cambiare in futuro, ma scrivere ogni giorno è davvero, come dici tu, una palestra del cervello. Scrivendo ogni giorno, diventa via via più facile. Una volta ho letto che le star delle soap opera hanno una memoria incredibile, perché devono imparare quotidianamente decine di pagine di dialoghi, e lo fanno come se niente fosse.

Ho anche incontrato o tessuto legami con centinaia di fotografi grazie a Lenscratch e quando posso aiutarli ulteriormente lungo la loro strada verso il successo, la cosa mi rende molto felice. Non voglio che il mio viaggio fotografico sia una spedizione in solitario, voglio con me un’allegra banda d’amici, e il blog mi ha dato proprio questo. Ho sentito dire da fotografi che hanno lavorato in isolamento, che è veramente fantastico quando qualcuno dedica il proprio tempo per apprezzare il loro lavoro e informarsi a dovere. Ecco qualcosa che vale veramente la pena.

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Fabiano Busdraghi: tutti saranno d’accordo se dico che Internet è uno strumento formidabile per diffondere un lavoro fotografico a un pubblico davvero ampio. Ma allo stesso tempo ho la sensazione che è abbastanza difficile utilizzarlo per convertire la semplice diffusione del lavoro dell’artista in un business concreto. Voglio dire, una mostra in una galleria d’arte di solito viene visitata da qualche centinaia di persone al massimo, ma spesso un certo numero di questi acquisteranno le stampe in mostra. Un portfolio on-line può essere visitato migliaia di volte ogni mese, ma quanti visitatori sono veramente interessati a comprare le opere d’arte suddette? Le riviste cartacee generare denaro, ma la maggior parte dei blog sono tenuti per passione, senza nessun compenso economico. Mi sembra che, anche se Internet è un veicolo perfetto per diffondere il nome di un fotografo, ciò non implica necessariamente che sarà più facile per questi vendere il proprio lavoro, ovvero guadagnarsi da vivere con le proprie opere d’arte.

Qual è la tua opinione su questo argomento? Pensi che sia veramente utile per i fotografi spendere così tanto tempo ed energie per diffondere il proprio lavoro su Internet o sarebbe meglio dedicarsi alla promozione nel mondo reale?

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Aline Smithson: Beh, in definitiva, il lavoro deve essere da urlo, e alla fine conta poco come la notizia venga fuori. Nel mondo commerciale, il pendolo sta tornando indietro verso strumenti promozionali tradizionali: cartoline, ecc, visto che i direttori artistici sono stanchi del diluvio di newsletter e mailing promozionali che ricevono quotidianamente. Internet diffonde il tuo lavoro in tutto il mondo in un batter d’occhio, molti fotografi che ho pubblicato sul mio blog sono stati contattati il giorno successivo da ogni parte del mondo, dimostrando un grande interesse per il loro lavoro. Non è mai potuto accadere con la posta ordinaria. Non abbiamo ancora un’idea precisa della quantità di opportunità offerte da Internet oggigiorno: nuove riviste, blog e siti di vendita online fioriscono quotidianamente. Potremmo passare tutta la vita scendendo nelle tane dei bianconiglio delle opportunità da esplorare o da presentare.

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Se vuoi far andare in giro per il mondo il tuo lavoro, la mostra in una galleria non dovrebbe essere il tuo obiettivo principale. Pubblicare il tuo lavoro in una rivista ad ampia diffusione o in un blog molto seguito lo metterà sotto agli occhi di tantissime persone in giro per il mondo. E solo dopo potrai cominciare a pensare alle gallerie…

Sto vendendo proprio grazie a tale esposizione mediatica. Le gallerie che mi rappresentano possono solo trarre vantaggio dalla diffusione delle mie fotografie e dalla mia attività di auto-promozione. Il mio amico Cole Thompson vende direttamente dal suo sito, e -quando gli ho chiesto chi erano i suoi collezionisti- mi ha risposto che la maggior sono fotografi essi stessi. Credo che quando Jen Beckman ha iniziato 20×200, ogni fotografo stava collezionando immagini dal suo sito. Quindi tutto ciò che rappresenta visibilità, orientata al pubblico fotografico, alla fine paga. Ci aiutiamo reciprocamente.

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Fabiano Busdraghi: Un altro aspetto sorprendente di Internet è la quantità di contenuti disponibili e come questo influisca sul nostro approccio all’informazione. Ricevo ogni giorno decine di messaggi nel mio lettore di feed, ed è difficile trovare il tempo e la concentrazione per leggere attentamente ciascuno di questi. Un ben noto comportamento dei visitatori di un sito Internet è che tendono a eseguire una scansione della pagina invece di leggerla come farebbero con un libro. Certo, c’è un sacco di rumore rispetto all’informazione utile, e dobbiamo trovare strategie per filtrarlo rapidamente, ma mi accorgo che -anche limitandomi alle informazioni di alto livello- queste restano comunque troppo abbondanti per essere assimilate. A mio parere questo determina una sorta di consumismo culturale, e la tendenza a leggere superficialmente ogni testo, indipendentemente dalla qualità delle informazioni in esso contenute.

Sei d’accordo con questa descrizione della fruizione di Internet? È ancora utile scrivere lunghe e approfondite analisi o sarebbe meglio limitarsi unicamente a Twitter? Cosa si potrebbe fare per invertire questa tendenza?

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Aline Smithson: io sono uno di questi scanner. Trovo difficilmente il tempo per leggere altri blog, e sono sempre stata una persona attratta soprattutto dalle foto, e questo ancora prima di leggere l’articolo stesso. Penso anche che ognuno di noi soffra della sindrome da deficit di attenzione. Il miei figli parlano e scrivono in un nuovo linguaggio e il mondo intero sta solo cercando la prossima frase fatta. Scrivere il blog è uno dei pochi momenti al giorno in cui mi concentro completamente su me stessa. Altrimenti sto sempre facendo un milione di cose allo stesso tempo e non sono mai totalmente concentrata su una cosa precisa. Purtroppo non ho il tempo di digerire lunghi articoli approfonditi, ma leggo i tweets … e sono pienamente consapevole che sto digerendo il fast food della fotografia, il che non è che mi piaccia molto.

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Non so come cambiare la cosa… in realtà, penso che la situazione peggiorerà sicuramente. Sono preoccupata per gli effetti che tutto questo può avere sui nostri figli. Visto che sono cresciuta senza un computer, sento come una marea di pressione tecnologica che mi attacca di continuo le calcagna. So che i miei figli non lo vivono affatto in questo modo, e vedono ogni nuova invenzione e applicazione come qualcosa da gustare con piacere.

Fabiano Busdraghi: Sono particolarmente interessato alle storie di vita vissuta, gli aneddoti e i dietro le quinte. Puoi scegliere qualche foto dal tuo portfolio un po ‘speciale e raccontare la sua storia?

Harmony
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Aline Smithson: L’immagine Harmony è stata creata quando ero nella mia prima fase di apprendimento della fotografia. Uno dei miei insegnanti mi aveva detto che avevo bisogno di sorvegliare attentamente quello che stavo per fotografare per trovare la luce giusta. Questo non è sempre facile con i bambini piccoli fra i piedi. Così, ero in vacanza con la mia famiglia e stavo guidando sulla strada lungo la costa della California. Pioveva e quando ho superato un cartello che diceva “Harmony” ho subito saputo che era una grande scatto. Ho fatto un’inversione a U selvaggia sull’autostrada 101 e accostato mentre mio marito e i miei figli mi gridavano addosso come pazzi. Sono saltata fuori con la mia macchina fotografica giocattolo e ha questa foto. Non ho mai più seguito il consiglio del mio insegnante.

Lexie con il pavone
© Aline Smithson

Lexie con il pavone è un’immagine che ho avuto in testa per molto tempo. Sono sempre stata affascinata dalle immagini di Lewis Carroll di bambini, e mi piace l’idea del colore, delle testure e oggetti di scena esotici che aggiungono alla bellezza di una composizione. Inoltre non guasta che per caso posseggo un pavone imbalsamato. Lexie abita lungo la strada e assomiglia molto a mia figlia quando aveva la sua età, inoltre ha quell’anima un po’ all’antica che aggiunge grande spessore al ritratto. Ciò che lo spettatore non vede è che la madre di Lexie, la sorella minore, e il cugino tredicenne venuto dal Midwest, sono seduti dietro di me pensando: “Ma cosa diavolo sta combinando questa donna!”. Nella pratica fotografica moderna, credo che abbiamo perso il gusto delle cose belle e il desiderio di creare bellezza. Sentivo che era arrivato il momento di crearne un po’.

Il dito medio
© Aline Smithson

Non posso farne a meno, di tanto in tanto mi piace essere un po’ irriverente. Questa natura morta, il dito medio, mi ha sempre fatto ridere.

Nonostante mi piaccia produrre fotografie intense e significative, amo ugualmente creare qualcosa dal nulla, e soprattutto immagini stravaganti. Questa foto, Hugos a Hollywood, è stato scattata quando ho reso visita a un’amica che soggiornava in un hotel veramente classe, subito prima di partecipare ai Golden Globes. Semplicemente è “successo” che avevo con me tre delle mie bambole Hugo e si son godute i resti della sua colazione a letto.

Hugos a Hollywood
© Aline Smithson

E infine, amo talmente questo ritratto di Elizabeth Taylor —tanto il colore che la posa— che volevo trovare un modo per celebrarlo. Ho iniziato a creare una piccola serie di ritratti nei libri che amo, chiamato ritratti di ritratti. E questo è intitolato Liz e le rose.

 

Per ulteriori informazioni, si prega di visitare il sito di Aline Smithson o abbonarsi a Lenscratch, un blogzine dedicato alla fotografia contemporanea.

Liz e le rose
© Aline Smithson