Stefano Ruzzante (2)
© Stefano Ruzzante

Fotografie di Stefano Ruzzante, testo di Alberto Finotto.

 

Una modella posa e un fotografo scatta.. La magia (se di magia si può parlare) è tutta qui.

(Stefano Ruzzante)

Stefano Ruzzante (13)
© Stefano Ruzzante

Lo sguardo intimo accompagna Alice fino alla porta segreta, in un respiro di attesa emozionato, con il battito del cuore trattenuto dalla meraviglia. Dopo un passaggio in ombra, è l’occhio desiderante di un nuovo Cappellaio Matto a condurre il gioco dell’innocenza. L’innocenza che arriva al sogno fatato, a una sorta di magia panica che seduce l’osservatore. All’astrazione di un’identità finalmente riconosciuta e pacificata.

Stefano Ruzzante (12)
© Stefano Ruzzante

Stefano Ruzzante è, nel mondo multiverso della fotografia d’arte, il nuovo Cappellaio Matto in un paese di Meraviglie estatiche. Conduce con mano sapiente, nelle sue segrete stanze, la trama di un’épos contemporaneo ancora seducente: l’obiettivo ha desiderato e trovato la modella ideale e la ritrae in una luce di verità sospesa e delicata. L’Icaro è vulnerabile, ma il fuoco ne lambisce appena le ali, con gentilezza, senza interromperne l’arco del volo siderale. Ma l’épos dove accade? Quali terre sorvola e comprende nella sua ellisse di pensiero e azione espressiva?

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© Stefano Ruzzante

Il luogo di poesia creato da Ruzzante assume lo spazio di una stanza vuota, consunta dagli anni e ancora abitata dai fantasmi del sentimento; si tramuta in una vasca d’acqua lucente, ornata da un contrappunto di petali, come fosse un ninfeo; finisce negli anfratti immacolati di una cucina hi-tech, e, ancora nelle trame d’acciaio di un’installazione concettuale. Per finire nei colori del buio, nel baluginare di corpi avocati alla tenebra, in frammenti di pelle lunare evinti alla plasticità dei tessuti. È in questo luogo che si rivela, alfine, la poesia: ospite inattesa e sperata, specchio disvelatore di un eterno femminino che ricerca, inesausto, la sorgente perenne dell’élan vital.

Stefano Ruzzante (10)
© Stefano Ruzzante

Se guardiamo alle immagini luminose tratte dall’opera “Almost Gold” – con la modella Breath come protagonista – ci accorgiamo di uno strano fenomeno. La connotazione materica dell’ambiente si stempera nella sensualità della donna-archetipo, creando un effetto quasi magico, senza dubbio spirituale. Un effetto ripreso nei paesaggi arcani di “Arkizoic”, episodio realizzato nell’atelier di Duilio Forte, sfruttando lo spazio creativo post-industriale rivisitato dall’artista designer. Anche in questo caso Breath, musa prediletta da Ruzzante, è un mito sostanziale alla realtà – o, meglio, alla sua rilettura poetica -, l’angelo caduto sulla terra del fuoco e del ferro, una terra del sogno che chiede di essere conosciuta, riportata alla dimensione del tangibile, di una fruibilità immaginifica del qui e ora.

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© Stefano Ruzzante

Senz’altro, la dimensione favorita del fotografo milanese è quella dell’incontro, dell’attimo che scaturisce, puro, da un rapporto fondato sulla fantasia condivisa, trasformata in elemento di reciprocità. L’”Upcoming Secret” di Isabella – altra modella dall’aspetto tizianesco, quasi ieratico – porta alla loro propria disvelazione i frammenti di un simbolismo provocante, mai programmatico, omogeneo a un’idea di eros futurista (seguendo una delle direttrici tematiche cardine del lavoro di Ruzzante). A volte, viene da pensare al caleidoscopio poetico di Lewis Carroll: vi si trova la stessa aria allusiva, di monito all’innocenza di volare nell’universo indicibile con la mente e con lo sguardo. Un monito lanciato con la massima libertà, nella convinzione nicciana che “tutte le cose diritte mentono. Ogni verità è ricurva e il tempo stesso è un circolo” (Also sprach Zarathustra).

Stefano Ruzzante (8)
© Stefano Ruzzante

Il rapporto con tra Ruzzante e la modella coinvolge anche il rapporto di entrambi con lo spazio e gli oggetti della quotidianità. Ruzzante conosce i codici di un nuovo naturalismo estetico, con tutta l’importanza attribuita alla tecnologia e a una sorta di “profilo della modernità”. L’immagine tratta da “Maryssa in the kitchen” è quella di una farfalla nel suo ambiente artificiale/naturale, ormai accettato come spazio di un volo libero contemporaneo. Ci soccorre, a questo proposito, una reminiscenza cinematografica. Quando il protagonista del film “Dillinger è morto” (di Marco Ferreri) cerca di riappropriarsi di un rapporto sensato con l’ambiente iperrealistico che lo circonda, trova soltanto la morte e l’inutilità di ogni speranza. Al contrario, la soluzione catartica di Ruzzante è quella del gioco con lo spazio, lontano da ogni tentazione macabra, pervaso da un sentimento di “curiosità ottimistica” e stupita. D’altra parte, il movimento e l’occhio della modella tradiscono l’appagamento dell’attimo, la coscienza quasi di un mutuo riconoscimento e dell’accettazione del gioco.

Stefano Ruzzante (7)
© Stefano Ruzzante

Gli elementi ispiratori di Ruzzante richiamano, anche, il surrealismo e la libera associazione. Come se Man Ray, improvvisamente, avesse deciso di non rinunciare all’”estetica della narrazione”, accostando l’identità della modella agli automatismi della psiche, e seguendo, “dietro lo specchio” di un simbolico tableau vivant, la vicenda sentimentale del soggetto.

Stefano Ruzzante (6)
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Il rapporto di Ruzzante con le sue modelle si svolge nella corrente di una complicità superiore, nell’accordo tacito di una promessa finale: tu mi dirai, alla fine, che cosa sono; cercherai ancora, dentro di me, la linfa vitale del sogno, corrotta e inaridita ma ancora inessicabile dalla necrosi del mondo. Oppure, mostrerai allo stesso mondo, come una sfida, la malinconia della mia bellezza, l’amore che mi svela e mi consuma, la dolce caduta e la risurrezione che tu solo hai reso possibile.

Stefano Ruzzante (5)
© Stefano Ruzzante

Arkizoic, Breath, Secret, Excel, Vanesia, Naixa sono le denominazioni di altrettante “stanze” e identità femminili che trascorrono nella poesia di Ruzzante. Un accenno, fondamentale, all’universo fetish connaturato alla fotografia dell’artista: può fornire un dispositivo di trasgressione ma ne costituisce, anche, la necessaria sprezzatura. La rappresentazione è quasi discreta, lontana dal rischio di una teatralità estrema che potrebbe apparire, ormai, afona e ridondante. La trasgressione di Ruzzante è vicina, piuttosto, a una mise en abyme della passione; ossessiva, scabrosa, volutamente scevra da compromessi fané e da ipocrisie intellettuali. Testimonianza totale di un artista che non intende rinunciare alla sua missione primigenia: una ricerca, eterna e immaginifica, della bellezza assoluta.

Stefano Ruzzante (4)
© Stefano Ruzzante

Essi dimorano nel Paese delle Meraviglie;
Sognano mentre i giorni passano,
Sognano mentre le estati si dileguano.

Mai vengono trasportati dalla corrente…
Ma, immobili, indugiano nel barlume d’oro…
Cos’è la vita, se non un sogno?

(Lewis Carroll, Through the Looking Glass)

  Per più informazioni e foto si prega di vistare il sito di Stefano Ruzzante.

Stefano Ruzzante (3)
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