Antartide Fabiano Busdraghi (1)
© Fabiano Busdraghi

Qualche tempo fa sono stato invitato da Paul O’Sullivan, il Social Media Editor dello studio di Ed Kashi, a partecipare all’esposizione online Impact: una mostra collettiva virtuale di articoli e fotografie. Ecco il mio contributo e -in fondo all’articolo- una descrizione più precisa di Impact e i link per navigare fra le varie gallerie.

Due viaggi in Antartide

Durante il mio dottorato1 in oceanografia fisica, ho avuto modo di partecipare a due grandi spedizioni scientifiche nell’Oceano Australe. La prima, a bordo del rompighiaccio tedesco Polarstern, era dedicata alla misura in situ del trasporto della Corrente Circumpolare Antartica nel passaggio di Drake. La seconda invece, a bordo del rompighiaccio dell’esercito argentino Almirante Irizar, è durata molto più a lungo e si è spinta fino al limite estremo del Mare di Weddell. Obbiettivo: studiarne la struttura termica e eventualmente spiegare la gigantesca distruzione del ghiacciaio Larsen.

Antartide Fabiano Busdraghi (2)
© Fabiano Busdraghi

Su una nave oceanografica e ancor più a bordo di una rompighiaccio militare l’atmosfera è completamente diversa da quella delle navi per viaggi turistici in Antartide. Senza contare che per ragioni logistiche e di sicurezza le navi da crociera in genere si limitano unicamente al nord della penisola Antartica, mentre l’Irizar si è spinta fin nella parte più meridionale del mare di Weddell, Ho quindi avuto la fortuna di navigare in un luogo praticamente inaccessibile e camminare sul continente Antartico vero e proprio, infinitamente più intenso delle già splendide isole antartiche.

Ne sono tornato con ricordi indimenticabili, un libro/diario che aspetta solo di trovare un editore e esser pubblicato, qualche migliaia di fotografie di cui molte sono probabilmente fra le migliori che abbia mai scattato, aneddoti e storie a non finire, emozioni e riflessioni che hanno cambiato per sempre la mia vita.

Antartide Fabiano Busdraghi (3)
© Fabiano Busdraghi

Mare di Weddell, 2 febbraio 2007

È mezzanotte, e il sole indugia all’orizzonte, tingendo le nuvole dei colori intensi del tramonto che non viene. Il bianco del ghiaccio sfuma nel rosa e nell’arancio. Lo spettacolo è semplicemente meraviglioso.

Mi invade un senso fortissimo di pace. Di fronte a questo gioco di luci, alle dune bianchissime carezzate dai barbagli caldi del tramonto, al silenzio e alla grandezza del paesaggio, tutto sembra più chiaro, quasi evidente. Quest’armonia fatta da nient’altro se non il semplice scorrere delle cose, l’interagire naturale degli elementi, ti fa ritrovare il ruolo che hai perso, dentro te stesso e nel mondo.

Questa secondo me è la sensazione più preziosa dell’Antartide. Dimenticare se stessi. Dimenticare le proprie gioie e paure, i propri bisogni, le bassezze di tutti i giorni, i ruoli che ogni giorno dobbiamo vestire. Perdere tutte le sovrastrutture inutili che si sono ammassate nel corso dei secoli, dimenticare la propria stupida cultura, gli schemi di pensiero, l’intelletto, le buone maniere. Perdere la poetica letta troppe volte, i canoni del bello, del grandioso e magnifico. Polverizzare le proprie aspirazioni, i desideri, le speranze. L’Antartide ti restituisce alla dimensione primordiale dell’esistenza. È l’unico posto in cui ti senti perfettamente pulito, sgombro, nuovo e ti lasci riempire dalle sensazioni le più elementari.

Niente ha più alcuna importanza se non l’attimo stesso che costituisce il presente. Si ha l’impressione che la vita vera sia qui, fra questi ghiacci senza fine. Perché non esiste nient’altro che l’interazione perfetta fra mondo esteriore e mondo interiore. Perché si intuisce che noi esseri umani siamo fatti proprio per questa dimensione particolarissima e il resto poi non ha alcuna importanza.

Antartide Fabiano Busdraghi (4)
© Fabiano Busdraghi

Spero non mi si fraintenda. Queste righe non sono l’invito a diventare un eremita, ma un tentativo di descrizione delle impressioni che si vivono in Antartide, un’analisi che può esser molto interessante. Il vuoto dei grandi spazi restituisce un’impressione di vita più intesa e pura, primordiale e quasi animale, che sembra più autentica e dionisiaca di quella di ogni giorno.

Oceanografia fisica

L’oceano intorno all’Antartide si chiama Oceano Australe2. Uno dei motivi per cui occupa un posto di primo piano nella ricerca oceanografica attuale è che si tratta dell’unico oceano al mondo che connette l’Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano. Inoltre l’Oceano Australe ha un impatto fondamentale sul clima mondiale, capirne il funzionamento è quindi un elemento chiave per la ricerca sul cambiamento climatico.

Antartide Fabiano Busdraghi (5)
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La mia tesi di laurea in fisica applicata all’università di Pisa è stata dedicata allo studio della variabilità bassa frequenza e su larga scala della profondità dello strato rimescolato superficiale nell’Oceano Australe… aspetta, aspetta! Cosa diavolo c’entra la fisica con la fotografia? E poi che cavolo è lo strato rimescolato? Ecco un accenno di risposta, i lettori interessati possono consultare la mia tesi di laurea (pdf, 5Mb), mentre chi è sempre stato allergico alla matematica può passare subito al capitolo successivo.

L’oceano può esser schematizzato come composto da due strati d’acqua dalle caratteristiche molto diverso. Il primo strato, vicino alla superficie, si chiama strato rimescolato, perché le interazioni con l’atmosfera producono quasi continuamente della turbolenza che appunto rimescola l’acqua. Numerosi e complessi fenomeni ne influenzano la profondità. In generale tutti i processi che generano turbolenza3 tendono ad approfondire lo strato rimescolato, mentre i processi che inducono la stratificazione4 della colonna d’acqua tendono a ridurne la profondità.

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La profondità dello strato rimescolato è caratterizzata da un’alta variabilità tanto spaziale che temporale. Nel Mar Mediterraneo in estate lo strato rimescolato misura solo qualche metro di profondità, ma nell’Oceano Australe, lo strato rimescolato in inverno può addirittura arrivare a qualche centinaia di metri di profondità. La variabilità stagionale della profondità dello strato rimescolato è abbastanza ben compresa, poco è invece noto della sua variabilità interannuale, soprattutto nell’Oceano Australe, dove le misure disponibili sono particolarmente scarse.

La profondità dello strato rimescolato è estremamente importante, perché determina e influenza praticamente tutte le interazioni oceano atmosfera. Questo significa che la variabilità lungo termine della profondità dello strato rimescolato ha un impatto fondamentale sul clima mondiale, sulla piccola e larga scala spaziale che su una scala di tempo che va da qualche mese a addirittura a diverse centinaia di anni.

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La varietà dell’esperienza

Una grande fetta della fotografia d’arte contemporanea è puramente concettuale tanto che a volte lo statement artistico assume più importanza delle immagini stesse. Alcuni artisti pensano a priori il loro statement, e scattano le foto solo in un secondo momento. Altri, seguono piuttosto un’aspirazione, una sensazione, un’idea vaga per scattare seguendo il proprio istinto e intuizione. Solo in secondo momento scrivo lo statement artistico che restituisce unità e coerenza alla serie di fotografie. Personalmente appartengo a questa seconda categoria di fotografi.

Le mie fotografie di ghiacci e iceberg in primo luogo sono le foto di due viaggi in Antartide. Sono un puro inno alla bellezza della natura, di cui il fotografo si fa semplice spettatore. Una bellezza sconvolgente e indimenticabile, di fronte alla quale si rimane muti e stupiti. Ma allo stesso tempo possono esser lette su più piani, diversi fra loro ma tutti complementari. Diversi piani tutti presenti più o meno implicitamente al momento dello scatto e nelle fotografie finite.

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© Fabiano Busdraghi

Da una parte queste foto sono il documento di un sistema fragilissimo e in pericolo. Gli iceberg quasi completamente sciolti che solo pochi anni fa costituivano Larsen, uno dei ghiacciai più grandi sulla faccia della terra, sono un chiaro esempio visivo e tangibile di ciò che l’uomo sta facendo al pianeta terra, sono un monito e una prova della fragilità troppo spesso sottovalutata di un sistema climatico a rischio. Conoscere la bellezza del pianeta su cui viviamo e sapere che potrà rapidamente cambiare in modo irreversibile, forse può aiutare a diffondere l’idea della necessità di rispettare la natura e far sviluppare un comportamento ecologicamente più responsabile. O almeno documentare come era il clima polare in un certo momento, raccontare ai figli dei nostri figli quello che è stato l’Antartide.

Inoltre queste fotografie sono in un certo senso il coronamento visivo dei miei anni di studio e di ricerca in fisica e oceanografia. Sebbene nelle modalità la fotografia sia spesso lontanissima dalla ricerca scientifica, e il mondo scientifico guarda spesso all’arte (e viceversa) con diffidenza e a volte addirittura sprezzo, credo sarebbe meglio provare a seguire l’esempio leonardesco, almeno come ideale. Oltrepassare i limiti fra le varie discipline, saper esser tanto pittore che ingegnere, anatomista o inventore. Senza voler per forza avere una conoscenza enciclopedica di tutto lo scibile, credo che sia comunque necessario essere aperti alle contaminazioni e alle connessioni fra i diversi campi del sapere umano.

Antartide Fabiano Busdraghi (9)
© Fabiano Busdraghi

Le mie foto dell’Antartide infine sono anche il riflesso diretto di quelle sensazioni di vuoto e di purezza primordiale che impregnano tutte le mie pagine del diario. È curioso, perché all’epoca non avevo ancora letto Zhuangzi e non conoscevo molto del taoismo filosofico, se non qualche idea condita di misticismo alternativo da manuale esoterico che detesto completamente. Concezione fra l’altro che non può essere più lontana da quello che mi sembra esser il vero senso del filosofo cinese. Eppure leggendo le pagine scritte in Antartide -e probabilmente traspare anche dalle immagini- la presenza delle idee proprie alla filosofia taoista è chiarissima. Non mi ricordo più se si tratta di una frase di Jean François Billeter, di Jean Levi o di Romain Graziani, ma da qualche parte ho letto qualcosa come:

Riuscirai a capire cosa vuol dire Zhaungzi solamente se lo avevi già capito da solo prima ancora di iniziare a leggerlo.

Antartide Fabiano Busdraghi (10)
© Fabiano Busdraghi

Qualche anno più tardi, leggendo con grandissimo piacere questo splendido libro ho sempre pensato con un pizzico di presunzione che tante pagine di Zhuangzi le avevo già fatte mie prima ancora di leggerle. Moltissimi punti essenziali li avevo già intuiti proprio grazie ai ghiacci del deserto bianco, grazie ai miei viaggi in Antartide.

 

Chi sono io allora? Chi è Fabiano Busdraghi? Un fisico che studia l’impatto della profondità dello strato rimescolato sul cambiamento climatico? Un poeta abbagliato dalla luce accecante dei ghiacci? Un avventuriero su di una nave militare argentina? Un sinologo che si interessa al taoismo filosofico della Cina antica? Un fotografo in caccia di belle immagini? Una persona che non sa scegliere cosa fare nella vita?

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© Fabiano Busdraghi

Non amo utilizzare la parola “arte” quando parlo delle mie fotografie, perché è un termine abusato e vago. Ma quando si tratta di un puro atto creativo, chiamatelo arte se volete, credo debba essere un po’ come per la vita stessa. Almeno per quanto riguarda la mia di vita. Ho voglia di fare tutto, di provare tutte le mille esperienze che la vita ci può offrire. Una vita sola mi sembra troppo poco, sono sempre a correr dietro a tutte quelle possibili e immaginabili. Allora a voler esser sinceri e coerenti alla fine in quello che creo -e in particolare nelle mie fotografie- deve poterci entrare un po’ di tutto questo: fisica, emozioni, avventura, poesia, filosofia, viaggi, incontri, termodinamica, relazioni…

Non so se in che misura sia evidente, ma in ogni caso le mie fotografie in Antartide sono il prodotto di tutto questo.

Antartide Fabiano Busdraghi (12)
© Fabiano Busdraghi

Altre fotografie dall’Antartide sono disponibili alla pagina del mio portfolio antartico.

Thank you very much to Matteo Cantiello for his useful suggestions and kind help provided during this article revision and translation.

L’esibizione online Impact

Benvenuti alla nuova mostra online Impact, un progetto che esplora Internet come un luogo per grandi lavori fotografici. Nel tentativo di ricordare agli spettatori l’importante ruolo svolto dai fotografi in tutto il mondo, abbiamo invitato una serie di autori a condividere delle gallerie sui propri blog (come questo). Gallerie di 12 immagini che rappresentano una esperienza in cui esse hanno avuto un impatto o che lo abbiano subito. Cliccando sui link sotto al logo di Impact, si può navigare attraverso l’esposizione, visualizzando le gallerie dei diversi fotografi. Cliccando sul logo di Impact si approda ad un articolo del blog Resolve di liveBooks dove si può vedere un indice di tutti i fotografi partecipanti. Ci auguriamo che collegando diverse visioni fotografiche del nostro tema originario, “Outside Looking In”, possiamo offrire una visione multiforme del tema, nonché rappresentare l’impatto che l’individuo può avere sul mondo che ci circonda.

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  1. Presso il laboratorio Locean (Università Parigi 6 e la Stazione Zoologica di Napoli (Università Federico II). []
  2. In italiano in realtà non esiste, come in inglese un termine universalmente riconosciuto, L’oceano Australe è spesso chiamato Oceano Antartico o anche Oceano Meridionale. []
  3. Come per esempio l’attrito del vento, il rompersi delle onde, il raffreddamento superficiale, i vortici, l’emissione di sale consequente alla formazione della banchisa, le celle di Langmuir, la frizione delle correnti… []
  4. Come il riscaldamento superficiale, le intrusioni orizzontale, Il trasporto di Ekman… []