È da quando ho iniziato questa serie di articoli dedicati a foto speciali che ho intenzione di parlare di Desirée Dolron e dei suoi ritratti della serie Xteriors.
Fare classifiche è stupido e non porta lontano, in nessun campo e nemmeno in fotografia. Ma se fossi obbligato a scegliere 10 foto di fotografi contemporanei che porterei su un’isola deserta alla fine del mondo, sicuramente Desirée Dolron sarebbe nella selezione. Mi innamorai a prima vista delle sue fotografie, la prima volta che le vedi pubblicate su Zoom, ed ebbi poi il piacere di contemplare le bellissime stampe quando vennero esposte qui a Parigi, splendido modo per consolidare quello che sarà un sentimento stabile e duraturo.
Di tutti i suoi lavori la serie Xteriors è sicuramente la mia preferita, seguita da vicino da Gaze, magici ritratti subacquei. I due portfolio Te di todos mi sueño su Cuba e Exaltation sulle pratiche religiose sono interessanti ma non all’altezza delle magnifiche due altre serie di fotografie. Di Xteriors le mie preferite sono senza dubbio l’albero (di cui non riesco ancora a capire il segreto di tanta bellezza) e i ritratti femminili in primo piano. Fra queste immagini è difficilissimo scegliere, fare una classifica, prendere una foto per farne un articolo. Si va sulle finezze, la perfezione di un viso, la bellezza di una ragazza, perché la purezza della composizione e della luce è presente in tutte le immagini.
Ma alla fine scelgo, anche se un filo a malincuore, ed è la fotografia che accompagna questo articolo, è questa per me la più bella delle fotografie di Desirée Dolron.
Mi rendo conto che in questo caso non è solo la foto in se stessa, visto che ormai è la perfezione totale, ma il soggetto a determinare la scelta finale. Dal punto di vista tecnico niente da dire. Perfezione totale, basta provare a fare un ritratto dello stesso sapore per rendersi conto di quanto sia difficile ottenere quella luce, quella cromia così riuscita, quella resa morbida dei volti. Perfezione assoluta.
La luce infatti è fantastica, la composizione classica e riuscitissima. I giochi di chiaro e di scuro disegnano i volumi del viso, dei capelli e dei vestiti come nei più bei quadri antichi. I colori della fotografia sono tenui e lividi, il biancore della pelle di una purezza sovraterrena, la pettinatura misteriosa e perfetta. I tratti del viso sono sottilissimamente modificati dal ritocco, mai palese: le sopracciglia e le ciglia sono inesistenti, gli occhi sono più grandi, il collo più lungo. Le forme del viso sono lisce, levigate ed armoniose, la pelle morbidissima. L’espressione del viso è misteriosa, assorta, sfuggente, concentrata, malinconica, sovraterrena. Cosa chiedere di più dal punto di vista tecnico ad una fotografia? Qui si tratta di una di quelle immagini che ti fanno venir voglia di buttare nella Senna tutte le tue macchine fotografiche e obiettivi e andare a fare altro.
Al di là dell’aspetto puramente fotografico, a questi livelli, è quindi qualcosa in più che ti fa amare incodizionatamente quest’immagine. È la bellezza della ragazza, il modo in cui ti guarda. Sono le sensazioni che ti fa nascere in petto. Senti in qualche modo di amarla. In modo astratto, fragile e lontano, ma sempre di amore si tratta. Lo so benissimo che le sensazioni vere sono quelle della vita reale, che l’amore va al di là di un bel viso e si basa soprattutto su quello che due persone condividono. Ma in italiano mancano due parole distinte per indicare questi due sentimenti, uno reale e l’altro illusorio. E pur sempre di amore si tratta.
Esiste comunque un sentimento, una pulsione dettata unicamente dalla bellezza purissima, che è nota a tutti quelli che abbiano mai sognato. Come non amare infatti Scarlett Johansson in Lost in translation quando Bill Murray le sussurra all’orecchio che non lascerà la distanza separarli? Come non innamorarsi follemente di 章子怡 (Zhang Ziyi) quando, in 我的父亲母亲 (the road home), appena ventenne, corre fra gli alberi tutti illuminati, le foglie gialle che le splendono intorno in uno sfavillio di luci e colori? Come non capire lord Evandale de le roman de la momie di Théophile Gautier, che non si sposerà mai perché innamorato della mummia della bellissima fanciulla egiziana vissuta migliaia di anni prima? Come non sentirsi innamorati di Boccadirosa, con cui se ne parte la primavera?
Di fronte a questa fotografia di Desirée Dolron sento in petto gli stessi sentimenti confusi e contraddittori, la stessa gioia, tristezza, euforia, dolore, felicità. Lo stesso senso di amore. Gli stessi sentimenti certo irreali ma pur sempre bellissimi.
…ti capisco. Ah se ti capisco! Fatto è che nel web a volte sembtra tutto finto, o è?
dam
Penso sia tutto straordinario. Il tuo scritto non può che esaltare la magnificenza di quest’artista meravigliosa. L’ho appena scoperta e le emozioni che ho provato guardando le sue foto sono immense. Fotografie in cui sono racchiusi di sentimenti e passioni. Un turbunio di sensazioni irrazionali.. grazie di cuore.
Claudia
Comlimenti bellissima recensione , sarei interessato ad approfondire questo stile fotografico , volevo chiederti se posso contattare anche in privato sull’argomento.Grazie e complimenti ancora.
Grazie mille per i complimenti Antonio! Certo che puoi contattarmi: qui nei commenti, per mail alla pagina “contatto” o su twitter @co_mag 🙂
Ciao Fabiano,
Ancora complimenti per la bella recensione che oltre l’aspetto tecnico, centra in pieno il tipo di rapporto metafisico tra le opere di Desirée e il suo osservatore.
Ti contatto anche per chiederti se puoi darmi dei suggerimenti sul tipo di post produzione che ha utilizzato la Dolron per otttenere queste atmosfere cosi particolari. Fotograficamente ha utilizzato delle luci ben dosate in fase di ripresa, mantenendo forte una luce laterale almeno nella maggior parte dei ritratti. Quello che più mi affascina è il tipo di colore che riesce ad ottenere, saturo, pulito allo stesso tempo, molto simile alla pittura. Sicuramente i passaggi che ha utilizzato in post produzione non sono facili da rifare, e ti volevo chiedere qual’è secondo tè il tipo di traccia da seguire per avvicinarsi al suo stile, cioè lavorare sulla luminanza… su filtri e fusioni… eccetera.
Nel mese di Agosto, in contemporanea con un evento musicale, io e il mio socio organizziamo una mostra (siamo alla terza edizione annuale) e volevamo ispirarci a dei ritratti della Dolron, il tempo ci sfugge di mano e non è mai cosa buona. Se in qualke modo con la tua esperienza, ci daresti delle dritte te ne saremo grati. Chissà magari potrebbe essere una buona occasione per venire in Sicilia e visitare la mostra… Grazie per la Tua Gentile attenzione. Antonio
Ciao Antonio,
prima di tutto grazie ancora per i complimenti.
Per cominciare vorrei sottolineare che le fotografie di Desirée Dolron della serie eXteriors sono pesantemente ritoccate, è pure scritto nel suo libro e alle sue mostre. Innanzitutto la fotografa modifica le proporzioni anatomiche, deformando i visi probabilmente con il filtro fluidità, se guardi bene spesso gli occhi sono più grandi del normale, ma non credo che le deformazioni si limitino solo a questo. Un altro aspetto che contribuisce alla sua caratteristica impressione di diversità, di essere etereo e quasi alieno, è la mancanza delle sopracciglia e ciglia, comune in tutte le foto di eXteriors. Le modelle sono tutte assolutamente glabre. Sopracciglia che non sono semplicemente cancellate, ma sostituite dall’ombra che avrebbe il viso se le sopracciglia fossero rasate.
La pelle è di porcellana, ma allo stesso tempo non liscia e plastica. Questo vuol dire che molto probabilmente è stata corretta a mano, e non con qualche filtro magico di photoshop. Direi che al di là del cerotto, c’è tantissimo lavoro di Dodge&Burn per rendere la pelle la più uniforme possibile, idealizzata al massimo. Per evitare l’effetto troppo liscio, alla fine del ritocco si può aggiungere del grano (Le stampe di Desirée Dolron, dal vivo, sono molto granulose). Qui puoi leggere un tutorial per aggiungere un buon grano.
Al di là di tutti questi aspetti, ciò che è veramente impressionante nelle foto di Desirée Dolron è l’uso del colore. Qui ci son pochi segreti, è un misto sapiente di contrasto e cromia. La pelle è chiara e contrastata, cosa che puoi ottenere con una buona curva. Per quanto riguarda il colore, la pelle è estremamente poco satura, ma allo stesso tempo non grigia. Questo probabilmente esclude la saturazione, in generale il colore selettivo permette di ottenere buoni risultati.
Credo sia più o meno tutto. Il problema è che ottenere un risultato simile a quello di Desirée Dolron è più facile a dirsi che a farsi. Gli strumenti sono tutti lì, ma saperli utilizzare è un altro paio di maniche. E non sto parlando della tecnica, quella è a portata di tutti, ma del cuore, della sensibilità. In un certo senso è come chiedere che strumento usava Paganini. Ok, il violino, ma saremo in grado di saperlo suonare come faceva lui? Il mio consiglio è di trarre ispirazione dalle foto di Desirée Dolron, ma ascoltare soprattutto la tua sensibilità, ciò che vorresti dire.
In ogni caso in bocca al lupo per la mostra, mi farebbe piacere venire, ma purtroppo la Sicilia è un po’ troppo lontana da Parigi 🙂
salve Fabiano,vorrei più informazioni possibili su quest’artista.mi serve per la mia tesi di laurea..sai esistono libri in italiano su desirè dolron?
in internet si trova davvero poco :/
grazie in anticipo e complimenti per la recensione!!
Ciao Laura,
io ho un libro ma in inglese, in italiano non so se esiste…
Fab
Is Desiree Dolron a femal photographer ?
Yes, Desirée Dolron is a female photographer.
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