Qiu Anxiong

The new book of mountains and seas, Part I
© Qiu Anxiong

Ieri pomeriggio sono andato a vedere un paio di film del festival di cinema cinese indipendente. Un interessante e toccante documentario di Hu Jie sulla vita Lin Zhao, una brillante libera pensatrice perseguitata e giustiziata durante la “campagna contro la destra” e un film di animazioni di Qiu Anxiong, intitolato “the new book of mountains and seas”.

Normalmente non sono un amante dei cartoni animati, ma in questo caso i disegni erano veramente ben fatti. Anche se il contenuto e il tema è moderno, i quadri si ispirano chiaramente alla pittura tradizionale cinese. Bianco e nero, inchiostro di cina, anche se in certi casi forse con un’aggiunta di tempera o olio.

Ne parlo perché in certi casi la resa mi ha fatto pensare alla fotografia e ai suoi possibili rapporti con la pittura.

Spessissimo in Cina la pittura e la calligrafia si sono limitate ad un unico colore, il nero, mentre in occidente questo era riservato soprattutto al disegno. Con un unico colore è possibile restituire tutte le sensazioni, i colori e le luci della natura, anche un paesaggio innevato. Esattamente quelle che tenta di fare la fotografia in bianco e nero da un paio di secoli.

Dong Hong Oai

© Dong Hong Oai

Nel film, prima di aggiungere i vari elementi all’immagine, come città, animali allegorici dei vari macchinari moderni, tubi e oleodotti, veniva presentato un paesaggio completamente vuoto e spoglio. Un paesaggio fatto di sottili tonalità di grigio e nero, appena appena accennato. Un paesaggio dove le colature dell’inchiostro e i condensati di grigio determinano per l’occhio uno spazio che si perde nel vuoto di ciò che non è stato disegnato. Un paesaggio che si intuisce sempre illimitato, il confine perso nella foschia, una rappresentazione del nulla che, storicamente, in Cina è stata introdotta dall’estetica del buddismo e che ha regalato raffinati e eleganti dipinti di paesaggi mentali.

In questo Qiu Anxiong ha sicuramente fatto un lavoro riuscitissimo. Nebbia, silenzio, il pieno che determina il vuoto e viceversa. Mi ha fatto pensare per molti versi a certe parole e emozioni del bel libro Passagère du Silence di Fabienne Verdier, quando, con il suo maestro di calligrafia cinese, dipingono a quattro mani i paesaggi della pittura tradizionale, rigorosamente in scala di grigi.

Spesso nei fotografi di paesaggio che amo è presente un riflesso di questa concezione dello spazio e del vuoto. Sarebbe però secondo me molto interessante un lavoro di fotografia che ispirato dalla pittura tradizionale cinese. Certo, esiste per esempio lo splendido lavoro di Dong Hong Oai, ma mi piacerebbe vedere una fotografia dove il protagonista è il vuoto, l’assenza di dettaglio, un elemento, leggerissimo, che permette di indovinare quello che non c’è, di determinare lo spazio a partire dalla sua assenza.