Hyeyoung Kim

© Hyeyoung Kim

Hyeyoung Kim è una fotografa di origini Coreane che, dopo aver vissuto alcuni anni a Vienna e a San Francisco, si è stabilita alle Hawaii.

Le sue fotografie in bianco e nero sono l’esplorazione di un mondo interiore, un universo segreto dove tutto è rivelato: gioia, sofferenza, paura, inquietudini, ma anche pace, felicità e sicurezza. Nella sua serie “Una stanza in una stanza” Hyeyoung Kim costruisce dei pupazzi che mette in scena, dei piccoli manichini con cui crea delle vere e proprie allegorie delle sensazioni e degli stati d’animo umani. Le fotografie vengono poi manipolate in camera oscura con diverse tecniche, creando delle immagini buie e inquietanti, come incubi o visioni, ma anche immagini cinematografiche, forti ed espressive.

Ecco una chiacchierata a proposito delle sue fotografie e della sua esperienza di vita.

 

Hyeyoung Kim

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Fabiano Busdraghi: Come hai iniziato a fare foto? Qual’è la tua storia di fotografa?

Hyeyoung Kim: Quando mi sono trasferita da Vienna a San Francisco prevedevo di iscrivermi al conservatorio di musica di SF e continuare a studiare violoncello. Un giorno, quando ero nel campus di SF visitando il conservatorio di musica, ho sentito questo forte risentimento contro l’idea di studiare ulteriormente il violoncello. Così ho smesso completamente di suonare e mi sono iscritta ad un corso di base di fotografia tenuto all’Accademia dell’Arte. Da allora, ho creato fotografie e altre opere di arte visiva. Il fatto è che il violoncello è stata una cosa che i miei genitori hanno imposto su di me sin da quando ero bambina, ma la fotografia e l’arte visiva è stato quello che ho scelto da sola.

 

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Fabiano Busdraghi: Che cos’è la fotografia per te?

Hyeyoung Kim: La fotografia ha molti significati per me! Soprattutto è uno dei pochi modi che utilizzo per far sapere al mondo qualcosa su di me: i miei pensieri, sentimenti ed opinioni. Sono una persona introversa e la maggior parte delle volte parlo difficilmente di quello che c’è nella mia testa.

La fotografia mi aiuta anche a spegnere tutto il rumore che c’è nella mia testa e a ravvivare le mie emozioni quando sono depressa. Ha la stessa funzione che hanno le pillole anti-depressive o anti-psicotiche per certe persone. Soprattutto quando lavoro in camera oscura sento una particolare solitudine così piacevole e serena.

 

Fabiano Busdraghi: Credo di sapere di cosa stai parlando. Un paio di anni fa sono passato per uno dei peggiori periodi della mia vita, niente mi rendeva felice. Gli unici momenti in cui tutto sembrava a posto era quando stampavo le tecniche antiche in camera oscura.

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Andiamo avanti con la prossima domanda. Sei nata in sud Corea, quindi nel 1991 ti sei trasferita a Vienna, dove sei rimasta per due anni e mezzo. Po hai vissuto a San Francisco per alcuni anni e alla fine, nel 2001, sei arrivata a Honolulu, dove vivi adesso. Sembra veramente una vita interessante e avventurosa!

Perché hai deciso di partire dalla Corea e viaggiare in così tanti posti? Pensi di restare alle Hawaii per un po’ o vuoi trasferirti ancora in un altro posto? Qual’è l’importanza del viaggio nella tua vita?

Hyeyoung Kim: Partire dalla Corea per andare a Vienna è stata una decisione dei miei genitori, con due ragioni. Innanzi tutto speravano che studiassi violoncello in una città così rinomata per la musica classica. Poi avevano delle serie difficoltà a controllare il mio comportamento ribelle e problematico verso di loro e verso la società coreana. Quando ci ripenso era giusto l’attitudine di una giovane ragazza che cercava di capire la sua vita. Tuttavia questa giovinezza agitata ha molto turbato mia madre.

Hyeyoung Kim

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Trasferirmi da Vienna a San Francisco e poi ancora a Honolulu è stata una mia decisione personale. Entrambe queste decisioni vengono da due insiemi di scelte opposte che il destino mi ha offerto. Quando sono andata a San Francisco ho dovuto scegliere fra vecchio/familiare e sconosciuto/avventuroso. Fra SF e Honolulu è stata una scelta fra vivere in modo confortevole ma dipendente o divenire indipendente ma lottare continuamente con la vita quotidiana. Credo che una persona nasca con un certo destino, ma per compierlo ci sono diverse vie possibili e ogni persona può scegliere quale via seguire per arrivare al proprio destino.

Restare alle Hawaii… le Hawaii sono uno splendido posto veramente unico. Amo la gente di qui, la diversità culturale, e in particolare l’oceano. Stare nell’acqua (bodysurfing) è diventata un’altra attività importante per la pace della mia mente. Però essere un artista alle Hawaii è molto difficile, perché non ci sono molte ispirazioni per il tipo di lavoro che faccio, opportunità e strutture (buona pressione) per aiutare un artista a prosperare. Inizio anche sentire prurito al culo per qualcosa di sconosciuto che mi rimetta in gioco. Amo essere una straniera in un posto straniero.

 

Hyeyoung Kim

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Fabiano Busdraghi: E quali sono allora le conseguenze sul tuo lavoro artistico? Il luogo in cui vivi è essenziale per la creazione artistica?

Hyeyoung Kim: Non molto. Vivere alle Hawaii durante gli ultimi 8 anni è stata una lotta per il lato creativo della mia vita. Però le persone (mio marito Arno) con cui vivo sono una delle poche fonti che mi aiutano nel processo creativo. E lui è stata una delle ragioni per cui mi sono trasferita alle Hawaii, in questo senso allora questo posto è collegato e contribuisce al mio procedimento creativo.

 

Fabiano Busdraghi: Per quanto riguarda la fotografia e più in generale l’arte, pensi che ci siano delel differenze fondamentali fra Sud Corea, Europa, USA e le Hawaii? Oppure oggi si può parlare unicamente di una fotografia globale, e le differenze sono unicamente dovute alla ricerca individuale e alla personalità degli autori?

Hyeyoung Kim

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Hyeyoung Kim: Si e no. Si, ci sono differenze nell’arte di diverse aree demografiche, con ognuna il suo tipo di cultura, situazione sociale, valori, etc. Pertanto l’arte può prosperare e crescere meglio in certe aree del mondo piuttosto che in altre. L’ultima volta che sono stata in Corea, dopo aver saggiato la scena artistica locale, ho realizzato che di fatto ci sono due tipi di scene artistiche. La prima che segue la tendenza globale, molte gallerie e musei che esponevano le classiche “opere post-moderne in grande formato”. L’altra scena era arte con ricerca individuale e personale, ma influenzata dalla particolare società da cui provengono gli artisti, con le loro caratteristiche sociali, politiche e culturali.

 

Fabiano Busdraghi: Ci dicevi che hai studiato violoncello durante molti anni. Pensi che la musica e la fotografia siano due attività indipendenti o giusto due espressioni complementari dello stesso bisogno creativo? La musica può influenzare la fotografia e viceversa?

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Hyeyoung Kim: Ho smesso di suonare il violoncello quando mi sono trasferita a SF (ma ho in conto di riprenderlo quando diventerò un’anziana signora per poter suonare perfettamente le Suites di Bach). La musica e la mia fotografia/arte visiva sono strettamente intrecciate. La mia sensibilità reagisce sia agli stimoli visivi che ai suoni. La buona musica risveglia la mia sensibilità e mi spigne ad essere creativa. Quindi ascolto sempre la mia musica preferita quando lavoro in camera oscura. Ho anche pensato di realizzare un progetto fotografico basato sulle 6 suite per violoncello solo di bach, che amo incondizionatamente ascoltare.

 

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Fabiano Busdraghi: Torniamo quindi alla fotografia. Puoi descriverci il tuo progetto “Una stanza in una stanza”?

Hyeyoung Kim: Sono sempre stata interessata alla realtà dentro la mente umana. “Una stanza in una stanza” è il mio tentativo di esplorare, comprendere e rappresentare visualmente questa realtà interna, e particolarmente la mente umana, dove sofferenza, odio, disperazione, solitudine come felicità e compassione probabilmente vengono originate.

 

Fabiano Busdraghi: Le tue foto effettivamente sono oscure e inquietanti. Sono come incubi che diventano veri di fronte ai nostri occhi, le nostre paure che prendono vita. Perché hai scelto questi soggetti? Pensi che la vita in generale sia come queste fotografie, oppure si tratta di uno dei tanti aspetti della vita che vale la pena esplorare?

Hyeyoung Kim

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Hyeyoung Kim: Entrambi! Come ha detto Buddha “la vita è sofferenza”. La sofferenza (sia fisica che mentale) è stata, è e sarà sempre una parte principale della vita umana. Ma molti di noi cercano di ignorare questa parte della loro vita e si dicono che tutto va o andrà bene. Evitiamo di scendere più in profondità per completare questa sofferenza inevitabile nelle nostre vite e cerchiamo di perseguire solo la cosiddetta “felicità”, nella maggior parte ridotta a piaceri a corto termine. È come auto ipnotizzarsi. Con la personalità che mi ritrovo, non posso voltarmi di schiena ma devo guardare con forza queste esperienze umane (vita, sofferenza, deperire, la morte, etc), ci passiamo tutti nelle nostre vite. Qualche volta vorrei convincermi che tutto va bene ed è luminoso in questa vita e nel mondo. Vorrei saper vedere solo il lato luminoso delle cose.

 

Hyeyoung Kim

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Fabiano Busdraghi: Usando pupazzi e costruendo le tue messe in scena puoi manipolare completamente la realtà per creare il tuo universo personale. Credi che la costruzione di una nuova realtà è richiesta unicamente per la produzione delle immagini che hai immaginato? O la costruzione della scena ha la stessa importanza dell’immagine finale?

Hyeyoung Kim: Se ho capito bene la domanda, credo che la tua descrizione precedente sia più vicina a quella che era la mia intenzione. Quando un’immagine o un concetto nasce nella mia mente, ne faccio uno schizzo veloce nel mio diario. Quindi rifletto per un po’ di tempo se vale la pena renderlo un’immagine visibile, tangibile. Se decido che si, inizio a costruire la scena e le figure secondo quanto ho immaginato. Visto che non ho l’abilità di molti scultori di talento o persone dotate di molta manualità, le mie scene e figure alla fine sembrano molto fragili, ma comunque trasmettono la mia idea.

 

Hyeyoung Kim

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Fabiano Busdraghi: Puoi descrivere brevemente dal punto di vista tecnico come hai creato le tue immagini?

Hyeyoung Kim: La maggior parte delle foto che ho fatto sono state scattate con una macchina analogica 35mm (in generale Nikon FM2 e occasionalmente una macchina di plastica per negativi 35mm) e inizialmente stampate in camera oscura. In camera oscura di solito sperimento con varie tecniche per esaltare e manipolare le immagini fino a che l’immagine assomiglia a quello che penso debba assomigliare.

Pensieri sul digitale: le macchine fotografiche digitali hanno guadagnato popolarità durante più o meno gli ultimi dieci anni. Uso anche una macchina digitale, soprattutto quando mi capitano dei lavori fotografici. È rapido e conveniente. Riduce la componente fisica del lavoro del fotografo (cambiare e sviluppare le pellicole, mischiare la chimica, fare i provini per contatto, stampare le foto in camera oscura, spuntinare, etc). Però se questi lavori tradizionali sparissero tutti insieme dalla mia vita mi mancherebbero veramente tanto.

 

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Fabiano Busdraghi: Si dice spesso che la fotografia è praticata soprattutto da uomini. Certo ci sono tanti esempi di donne fotografe molto conosciute che hanno prodotto lavori indimenticabili, ma è vero che sono meno degli uomini. Del resto sei la prima donna che intervisto su Camera Obscura.

Credi che le fotografe donne hanno un diverso modo di vedere la realtà e un diverso modo di fotografare? Se è così, quali sono le differenze nel tuo lavoro, la specificità femminile?

Hyeyoung Kim: Si, sono d’accordo con quello che dici. Anche se l’uguaglianza fra i sessi è incredibilmente aumentata durante le ultime decadi, viviamo ancora in una società dominata dai maschi. A parte alcune carriere specifiche (il lavoro di essere mamma e pochi altri) i lavoratori maschi sono di numero nettamente superiore in ogni ramo professionale che si possa immaginare. Questa costatazione si applica anche alla fotografia, come hai detto.

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Credo che la sensibilità (in questo caso particolare, cosa e come si percepisce la fotografia) è diversa fra uomini e donne, anche se il grado di diversità può variare. Le differenze vengono da fattori innati (i geni con cui siamo nati) e fattori ambientali (come siamo stati cresciuti in questa società).

Per quanto mi riguarda, ogni difetto tecnico dell’immagine non mi infastidisce poi molto se l’immagine trasmette l’impatto emotivo e il concetto come volevo. Sono anche meno interessata a certi soggetti, come fotografare macchine, moda, azioni sportive. Per esempio, quando sono in acqua facendo bodysurfing, ci sono spesso fotografi acquatici di sesso maschile, a mollo nell’acqua, cercando di catturare un surfista che cavalca un’onda di buone misure. Sembrano interessati a catturare l’azione, l’evento fisico. I fotograferei piuttosto l’emozione e l’atmosfera che emana dall’azione in quel particolare momento. Ma non sono sicura se le differenze sono dovute al fatto che sono una donna o al fatto che sono me stessa.

 

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Fabiano Busdraghi: La diffusione del tuo lavoro si fa per gallerie, esibizioni, publicazioni in riviste di settore, etc oppure è affidata principalmente ai circuiti artistici su internet? Cosa pensi di queste iniziative? Quali sono i tuoi siti d’arte preferiti? Leggi qualche pubblicazione elettronica, blog o rivista online d’arte?

Hyeyoung Kim: Fino ad alcuni anni fa ho pensato che il modo per essere riconosciuto come un buon artista fosse attraverso gallerie, musei e pubblicazioni. Ho fatto alcune mostre in musei e gallerie d’arte di New York, alle Hawaii e in altre città degli Stati Uniti. Poi ho realizzato che non ho la personalità che va bene per queste aree commerciali. Devi essere una persona molto estroversa e un buon uomo d’affari per riuscire ad integrare il principale circuito artistico degli Stati Uniti.

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Mi piace l’idea di condividere l’arte e di raggiungere un’audienza più vasta attraverso Internet. L’idea assomiglia un po’ a quella della nuova scena dei graffiti artistici, che recentemente sono diventati popolari in tutto il mondo. Anche se non uscirei in pubblico e non fare quello che fanno questi artisti, apprezzo l’idea di “arte per la gente” piuttosto che “arte per persone che appartengono ad un certo status sociale”. Internet è stata una delle migliori invenzioni nella nostra storia, sia per un uso generico che per l’arte. Mi piace usare internet quanto odio usare il telefono.

Non ho un sito d’arte in particolare che leggo o seguo regolarmente. Però quando mi viene presentato un sito d’arte, lo visito e lo osservo con attenzione. Come il tuo sito con tutte le diverse e interessanti interviste, oppure una rivista online cilena che si chiama Revista F.8. L’editore mi ha contattata un po’ come hai fatto te e si è mostrato interessato alla mia arte. Così ho visitato l’e-zine, ho guardato in giro, e deciso di accettare l’invito a mostrare un po’ del mio lavoro sulle loro pagine. Qualche volta visito la galleria online Photo Eye perché mi mandano la loro newsletter settimanale con i nuovi lavori dei fotografi esposti nella loro vetrina online, dove sono in mostra anche le mie foto.

Hyeyoung Kim

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Fabiano Busdraghi: Puoi scegliere una delle tue foto e raccontarci la sua storia?

Hyeyoung Kim: Pensieri a proposito di “Corpo, cucito – Autoritratto”.

Anche se tutte le mie immagini sono per me personali, questa è la mia immagine personale più dolorosa. Questa foto è stata fatta un pomeriggio in cui mi sentivo così abbattuta e grigia. Mi dominavano pensieri di morte e ho dovuto fare qualcosa per uscire da questo stato mentale ossessivo. L’immagine è nata così. Dopo averla messa insieme digitalmente, ho fatto una stampa digitale su pellicola che ho racchiuso fra due lastre di flexiglass. Ho stampato anche su stoffa e incollato tutti i pezzi insieme. Sto ancora sperimentando per trovare la resa finale di questa immagine. Forse la ingrandirò per arrivare alle dimensioni reali. È un procedimento lento perché sono spesso riluttante a rivisitare quest’immagine che mi ricorda quel particolare pomeriggio.

 

Hyeyoung Kim

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Fabiano Busdraghi: Ci puoi parlare di qualcuno dei tuoi fotografi preferiti e dirci perchè ti piace il suo lavoro? C’è qualche fotografo coreano o delle Hawaii che ti piace particolarmente?

Hyeyoung Kim: Ci sono tantissimi fotografi che ammiro per diverse ragioni. Innanzitutto
le foto di Mario Giacomelli mi hanno insegnato a non rispettare le regole, soprattutto per quanto riguarda le stampe in camera oscura dei primi tempi. I lavori di Eikoh Hosoe, Francesca Woodman, e Matt Mahurin sono per me formalmente attrattivi ed emotivamente appaganti. Adoro anche il libro “Esili” di Josef Koudelka. Ha la qualità surreale e urgente che ammiro. Apprezzo le foto di Ralph Eugene Meatyard e il suo sforzo per trovare qualcosa di inusuale e originale in un ambiente così povero di ispirazioni come quello in cui ha vissuto.

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Mi piaciono anche i libri fotografici di Masao Yamamoto. Il modo in cui dispone le sue collezioni di foto come se fossero libri. Questi non sono semplici libri sulla fotografia ma entità separate, dei veri tesori. Infine, mi riferisco sempre alle opinioni di Duane Michals a proposito dell’arte e della nostra società. Una sua intervista che si trova nel libro “Conversazioni con fotografi contemporanei” vale veramente la lettura.

Per quanto riguarda i pittori non mi stanco mai di guardare i lavori di Bosch, Paul Klee, Mark Rothko, e Edward Lucie-Smith Rustin.

Nel mio circolo personale mi piacciano anche i lavori di mio marito Arlo Valera. È sia un illustratore che un fotografo, ma in questi ultimi tempi si dedica di più alle illustrazioni e ai dipinti.

Sono anche stata fortunata ad avere alcuni mentori: Lon Clark e Franco Salmoiraghi. Entrambi sono fotografi/artisti-visivi/educatori. Hanno introdotto dento di me idee specifiche sull’arte e la vita, oltre ad incoraggiarmi a seguire la mia strada personale tanto nell’una che nell’altra.

 

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Fabiano Busdraghi: Giusto qualche domanda sui tuoi gusti personali. Quali sono i tuoi film, libri e la musica che preferisci?J

Hyeyoung Kim: Libri: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” by Milan Kundera, “Toccato dal fuoco” di Kay Redfield Jamison, “Il ibro tibetano della vita e della morte” di Sogyal Rinpoche, “Fuori di testa – Donne che scrivono sulla follia” curato da Rebecca Shannonhouse, “Artisti in tempi di guerra” e altri libri di Howard Zinn, “L’arte della felicità” del Dalai Lama, “Il curioso incidente del cane nei tempi della notte” di Mark Haddon, “The Gashlycrumb Tinies” di Edward Gorey, “Amore e solitudine” di J. Krishnamurti, “Note su me stesso” di Hugh Prather.

Hyeyoung Kim

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Films: “Brazil” di Terry Gilliam, “Brade Runner” di Scott Ridley, “Fallen angels and Chungking Express” di Kar Wai Wong, “Three colors Trilogy-White, Blue, Red” di Kieslowski, “Run Lola Run”, “Delicatessen”, “Big Blue”, “City of Lost Children”, “Little Miss. Sunshine”, “Shaolin Soccer”, “The Diving Bell and The Butterfly”, etc.

Film coreani: “3-Iron”, “The Isle”, The Vengeance trilogy: “Sympathy for Mr. Vengeance”, “Oldboy”, “Lady Vengeance”, “Memories of Murder”, The Story of Two Sisters”.

Documentari: Mi piace molto guardare i documentari. Ce ne sono molti fatti veramente benissimo che ti aprono la mente e Netfix ne ha una buona collezione. “Sicko” e altri documentari di Michel Moore, “You can’t be Neutral on a Moving Train” di Howard Zinn, “Born into Brothels”, “This Film is Not Rated Yet”, “Genghis Blues” etc.

Musica: I miei gusti musicali sono molto vari e di solito mi piacciono pezzi di generi molto diversi fra loro. I Radio Head sono stati uno dei miei gruppi preferiti per lungo tempo. Mi piacciono certi pezzi di musica classica come “Bach Cello Suites”. E infine mi piace anche il K-Pop.