Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi è un’artista che fa un uso assolutamente personale e iconoclastico della stampa alla gomma bicromata. Nel panorama spesso conformista delle tecniche antiche di stampa il suo lavoro è una vera e propria ventata di freschezza. Una tecnica classica come la gomma, ampiamente sfruttata durante decenni, viene infatti reinventata e messa a servizio di reali esigenze espressive, dando vita al personale e inconfondibile mondo visivo di Massimo Attardi.

È quindi stato per me un grande piacere quando Massimo Attardi ha accettato di essere intervistato e pubblicare alcune sue fotografie recenti su Camera Obscura.

 

Fabiano Busdraghi: A qualche anno dall’avvento della fotografia digitale c’è stato un marcato riguadagno di interesse per la fotografia analogica e soprattutto per le tecniche antiche ed alternative. Al di là della resa e del risultato, alcune analisi critiche attribuiscono questo fatto al recupero della lentezza del mezzo espressivo, un po’ come per la fotografia stenopeica, che controbilancia la frenetica fotografia commerciale al millesimo di secondo.

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 70x140cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi: Non sono d’accordo con questo tipo di pensiero, la lentezza di per sè non è assolutamente sinonimo di qualità.

Il mezzo espressivo (in questo caso la stampa alla gomma bicromata) è lento di per sè, è la sua caratteristica, e non è modificabile. Se fosse, casualmente, una tecnica molto rapida, mantenendo però al tempo stesso i risultati ottenibili, sarebbe forse per questo meno valida?

La fotografia stenopeica è poco più di una curiosità ormai. L’unico che io conosca, che ha portato la foto stenopeica allo stato dell’arte pura, è Paolo Gioli, per il resto… nulla! Trovo inoltre che la foto (la macchinetta fotografica?) commerciale che arriva all’otto millesimo di secondo, è un allargamento fantastico e ha possibilità creative maggiori.

Se poi vogliamo la lentezza… c’è sempre la posa B, e qualche volta anche la posa T. Il tappo di lamierino sull’obbiettivo, buchino microscopico… e via!

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: Sono d’accordo con te sulla lentezza, anche se certi lavori di Stephen Eckel, Martha Casanave, Abelardo Morrell (giusto per citarne qualche autore che lavora col foro) mi piacciono molto. Credo anche io che l’evoluzione tecnica della fotografia sia al servizio della nostra creatività, e sono contento di avere a disposizione tutti gli strumenti della modernità. Anzi, a volte una caratteristica che mi infastidisce di molte tecniche alternative che pratico è proprio la loro lentezza!

Ma torniamo alle ragioni che sono dietro alla tua scelta di usare le tecniche antiche. Alcuni autori sottolineano l’unicità e l’irrepetibilità dell’opera; oppure la componente originale e personale contrapposta all’omologazione che deriva dall’utilizzo di strumenti fabbricati in serie, quali le carte industriali. Per quanto mi riguarda non si tratta nemmeno di questo, il vero motivo è soprattutto un riappropriarsi di un contatto con la realtà, l’interazione diretta con i materiali, le sensazioni sulla pelle, il piacere di usare le mani per costruire un’immagine. Qual’è invece per te la motivazione principale che ti spinge ad utilizzare la gomma bicromata come tecnica di stampa?

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 100x100cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi: Sul fatto della irripetibilità dell’opera… non saprei cosa dirti. Io faccio l’artista, e fare una serie di 3 o 5 lavori uguali o molto simili non mi disturba, fa parte del lavoro. Poi se vogliamo, la serialità nell’arte contemporanea è una cosa normale, vedi Andy Warhol, no?

Però dipende sempre dal perché uno fa le cose. Se lo si fa come svago rilassante, allora va bene fare una copia sola, mostrarla agli amici, scambiarsi informazioni, passare ore in camera oscura per sperimentare, ecc. Anzi, devo dire che proprio grazie alle persone che hanno dedicato tempo ed energie alla riscoperta delle tecniche antiche, io ho potuto trovare la strada che mi ha permesso di fare questo lavoro, quindi… tanto di cappello.

Però… però al di là di questo, mi sembra che in generale (tra chi usa le tecniche antiche) ci sia più la ricerca della sfumatura più bella, del nero più profondo, della tecnica più elaborata, perdendo di vista la cosa principale! La Foto! Qualche volta mi è capitato di andare su qualche sito che trattava di tecniche antiche, ma quello che vedevo era per la maggior parte, foto decisamente banali, se non brutte! Magari stampate magnificamente, certo, però… Mi sembra un po’ il discorso del dito e della luna.

Massimo Attardi

Gomma bicromata su legno, dimensioni: 120×450cm.
© Massimo Attardi

Per me (e ovviamente è solo una mia opinione), ci dovrebbe essere una misura nel dividere il tempo, tra il fare le foto e stamparle.

A volte una bella foto, stampata così così mantiene intatto il proprio impatto emotivo. Una brutta foto stampata benissimo non interesserà mai a nessuno.

Nella fotografia ad alti livelli, esiste la figura dello stampatore, che per propria indole e carattere, affina un’abilità e sensibilità nell’usare i chimici, la luce, i tempi, ed è gratificato da questo, mentre il fotografo fotografa, ed è gratificato da questo, e molto meno dallo dover stampare. La collaborazione tra le due figure spesso e indispensabile per ottenere da degli splendidi scatti, delle splendide stampe.

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Penso che i fotografi che si avvicinano alle tecniche antiche (a parte chi lo fa per hobby), dovrebbero decidere se è meglio passare notti e notti insonni a cercare la stampa migliore, piuttosto che a fare foto.

Io personalmente sono arrivato alla gomma bicromata perché cercavo qualcosa… non avendo bene in mente cosa. Più che altro cercavo una maniera personale per creare immagini attraverso una tecnica che mi lasciasse libertà. E all’inizio non era proprio così anzi.

La gomma bicromata, usata come si usava nell’ottocento, è abbastanza noiosa, i risultati alla fine, per quanto belli, sono sempre gli stessi. Io ho iniziato ad usarla nel 1990 e dopo un anno di prove stampando su tutto: metallo, pietra, plexiglas, vetro (tra l’altro ottenendo dei risultati a volte bellissimi), sono riuscito, utilizzando come supporto il legno, a trovare un modo duttile per stampare, che mi ha permesso di non essere più legato ad un utilizzo classico della gomma bicromata.

Ho fatto lavori anche di quasi 5 (cinque) metri, posso fare un numero di passaggi praticamente infinito (a volte per una immagine ne ho fatti più di venti), senza che il supporto si deteriori.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 100x100cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: Quello che dici è purtroppo vero, molti stampatori di tecniche antiche o grandi praticanti della camera oscura tradizionale, compresi alcuni nomi illustri, credo si nascondano dietro allo spettro della tecnica, nascondendo a se stessi il vuoto espressivo delle loro immagini. Quello che mi ha colpito la prima volta che ho visto le tue immagini è stato proprio l’uso moderno, poco tradizionale della gomma bicromata, i colori forti e intensi.

Anche il supporto che usi è abbastanza particolare. Oltre alla rigidità che, come hai accennato, ti permette di registrare i diversi strati senza che il supporto si deteriori, la scelta del legno come supporto di stampa, è dovuta più ad un’esigenza espressiva o concettuale? Una ricerca di metericità, la gomma sul legno che richiama il contatto e la consistenza della la pelle, la sensazione del corpo delle tue modelle; o invece è una scelta teorica, il legno come materiale vivo, fisico, o perlomeno con un passato animato, proprio come le immagini, prima dello scatto persone viventi in carne ed ossa, ora sottratte al flusso della vita, come il legno che era albero?

Massimo Attardi: No, purtroppo no, non è stata una scelta concettuale, ma obbligata. é vero però che lavorare il legno, tagliarlo, sentirne l’odore, è una cosa piacevole, e il casuale connubio tra le mie immagini e il supporto di legno è molto interessante.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: La gomma bicromata era utilizzata dai pittorialisti agli inizi del novecento soprattutto per le grandi possibilità di interpretazione e intervento manuale sull’immagine, cosa che ai loro occhi elevava la stampa al rango di opera d’arte, contro la fotografia classica come fotocopia meccanica della realtà. Nei decenni successivi l’affermazione artistica dell’opera fotografica prese piede utilizzando i mezzi espressivi tipici della straight photography. Poi la discussione si è più spostata sul piano astratto e concettuale. Il panorama odierno infine è molto variegato: ritorno al pittorialismo, ibridi fra pittura, scultura, video e installazione, fotografia diretta, opere puramente concettuali, fusioni fra mondo dell’arte e reportage che esce dagli schemi del fotogiornalismo di informazione… Per quanto riguarda le tue immagini si può dire che si pongano un po’ a mezza strada fra il pittorialismo e la fotografia diretta? Il lato pittorico per l’uso arbitrario dei colori, il fatto che le immagini siano costituite dai pigmenti normalmente usati nella pittura. Il lato fotografico diretto per l’estetica stessa delle immagini, la violenza dei contrasti, l’uso moderno e particolare che hai della stampa alla gomma, il look che rimane comunque decisamente fotografico. Puoi giustificare la tua scelta in questo senso?

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi: Il fatto che le mie immagini abbiano un residuo di “pittorialismo”, è una cosa che sto cercando di eliminare il più possibile. Non mi interessa percorrere una strada che va indietro. Sinceramente non trovo un senso ad usare una tecnica dell’ottocento come e il più possibile come si usava allora. Credo che i materiali esistenti ora, siano infinitamente più in grado di esaltare la nostra creatività, come rapidità, qualità, resa.

Quello che mi interessa è la contaminazione. Prendere qualcosa del passato per vedere se è possibile rivoltarlo e provare a fare un passo avanti, senza inventare nulla certo, rielaborando però quello che appartiene all’esperienza di chi è venuto prima di noi. Mettendoci un po’ del mio.

Non vorrei innescare una polemica senza fine, ma (con il massimo rispetto per le opinioni altrui), penso che la stampa in se non è un’opera d’arte. La stampa penalizza o esalta un’opera d’arte, che è nella testa e nell’occhio e nella sensibilità di chi scatta.

Punto.

Non riesco a considerarmi neanche un fotografo, nel senso che se il fine di un fotografo è ottenere una bella foto, per me ottenere una bella foto è quasi sempre il punto di partenza. insomma, non riesco a relegarmi in un ambito.

Fotografo corpi perché mi piace. Fotografo donne perché mi piacciono! Come mi piace bere o fumare. Questa, per fortuna, è l’unica giustificazione.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 85x85cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: Le tue foto infatti rappresentano quasi sempre dei nudi femminili. Puoi approfondire che cosa rappresenta per te questa scelta?

Massimo Attardi: Il piacere di poter lavorare con una ragazza a cui sono piaciuti i miei lavori.
In genere non chiedo mai a una ragazza se vuole posare, mi imbarazza e comunque può dare adito a spiacevoli equivoci.

Quindi il mio criterio di scelta è che qualsiasi ragazza che vuole posare per me è perfetta! Senza questioni di estetica.

Il fatto poi di spogliarsi ha una valenza non solo fisica, quando ci si libera dai vestiti, in realtà si toglie molto di più. Il rapporto che si crea è una cosa emozionante. Considera anche che quando faccio le foto, non do quasi mai indicazioni, quindi la persona si trova a non sapere cosa fare, e spesso (a detta delle modelle) è molto più imbarazzante così che con qualcuno che ti guida. Quando fotografo lascio che le cose avvengano, mi va benissimo se chi posa si mette un lenzuolo in testa e mi fa vedere solo un occhio, oppure se balla la lapdance. Anche l’imbarazzo estremo (come l’estremo esibizionismo) ti da l’opportunità di creare delle immagini splendide.

Per esempio la ragazza in rosso su fondo nero con le mani sugli occhi era imbarazzatissima, quel suo gesto è stato un modo per nascondersi, per non vedermi, e quindi per non provare più imbarazzo.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 110x210cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: In passato hai lavorato anche su altri soggetti?

Massimo Attardi: Si, per esempio ho lavorato su un danzatore di Buto, per creare la scenografia di uno spettacolo teatrale su Nijinsky.

 

Fabiano Busdraghi: Presentando i tuoi lavori insisti sul fatto che “non ci sono interventi di ritocco, l’effetto è dato solamente dalla sovrapposizione dei vari strati colorati”. Questa precisazione è necessaria per chi non conosce le caratteristiche della tecnica di stampa alla gomma, oppure ha un’importanza profonda nel tuo lavoro? Con l’avvento della fotografia digitale molti artisti ritoccano pesantemente le immagini, considerando che questo faccia parte delle caratteristiche intrinseche della fotografia moderna, mentre al contrario molti altri nomi noti della fotografia, come Gianni Berengo Gardin per fare un esempio molto noto, considerano il ritocco come una pratica non fotografica e il digitale causa di un appiattimento qualitativo della fotografia. Spesso tutto ciò si traduce in una battaglia fra chi crede che la fotografia rappresenti “la realtà” e chi invece pensa che la fotografia sia comunque una interpretazione e deformazione della realtà, e in tal caso ogni intervento anche manuale è concesso. Trovo la “battaglia” sterile e inutile, ma la presa di posizione può essere interessante.

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 70x140cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi: Se definiamo la realtà come il complesso di cose che accade intorno a noi in un certo momento, allora visto che guardando nel mirino abbiamo un limite spaziale e quando scattiamo, fissiamo un istante che non c’era prima e non ci sarà dopo, allora se proprio vogliamo definirla la fotografia, possiamo dire che, quello che vediamo in una foto, non rappresenta la realtà, ma che è parte (quella inquadrata) della realtà in quell’istante.

Ma questo è comunque un giochino di parole. Non credo che sia necessaria una presa di posizione, visto che tutti e due i modi di pensare hanno comunque prodotto bellissime opere.

Il mio pensiero è che le foto che faccio sono la “mia” visione della realtà, non riesco a vederla diversamente, sarei anche un po’ preoccupato se non fosse così.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: Si, sono assolutamente d’accordo. Quello che è importante alla fine dei conti sono le immagini prodotte. Però la gomma bicromata può essere usata per dare effetti pesantemente pittorici o avere un look fotografico diretto. Le tue immagini, data la scelta dei colori e il tuo modo di usare la gomma sono intrinsecamente solo parzialmente fotorealistiche, perché allora sottolineare che non sono frutto di ritocco?

Massimo Attardi: c’è da precisare una cosa, quando si stampa una foto su carta, a volte si brucia o maschera una zona, quando si sviluppa, si sfrega su una zona per far venire fuori meglio un particolare, poi si spuntina quando è asciutta. Possiamo dire che sono ritocchi? Non so, comunque interventi analoghi, li effettuo anche io.

Quando specifico che non sono ritoccati i miei lavori, non intendo che non è stato fatto nessun intervento, ma che, se c’è stato, non ha modificato in maniera sostanziale l’opera.
Questo perché è giusto che chi si avvicina all’opera, sappia la natura del lavoro che ha portato alla creazione di questa.

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 150x110cm.
© Massimo Attardi

A volte le persone, guardando i miei lavori, non riescono a capire se è pittura, se è una foto stampata e appiccicata sulla tavola di legno (e se non glielo dico io neanche se ne accorgono che è stampata sul legno). Una volta capito questo, mi chiedono comunque sempre se ci dipingo sopra, allora, la mia risposta è che si tratta “proprio di una foto, e non ci sono interventi di pittura o di altro genere”. é chiaro che un conoscitore della gomma bicromata non ha bisogno di tutte queste spiegazioni, quindi il mio specificare non è ovviamente diretto a tutte quelle persone che hanno familiarità con le stampe alla gomma, ma a tutte (tante) quelle persone che non la conoscono.

Fermo restando che non sono affatto contrario ad interventi, anche pesanti, sull’immagine, e che in futuro non è detto che non lo faccia anche io.

Poi, quando scatto, stampo, scelgo i colori, forzo la natura reale dell’immagine, e quindi, certo! è una mia personale interpretazione, o se vuoi, stravolgimento, (e quindi modificazione secondo la mia sensibilità e gusto) di un evento da me ripreso con la macchinetta fotografica.

 

Fabiano Busdraghi: Che libro stai leggendo e che musica ascolti? Nel tuo lavoro mischi pittura e fotografia. Ti è mai capitato di trovare punti di incontro fra fotografia e letteratura o fra pittura e musica? Oppure le tue inspirazioni sono puramente visive?

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 70x140cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi: Sto leggendo “No logo” di Naomi Klain. Ascolto Mozart, Colle der Fomento, America, Metallica, Fiona Apple, Buscaglione, i vecchi ma sempre buoni Sepultura, Glenn Gould, l’immancabile Charlie (Parker), ecc.

I punti di incontro ci sono, ma rimangono inconsci. La musica ha punti di incontro con tutto, come si fa a lavorare e a vivere senza?

 

Fabiano Busdraghi: La diffusione dei tuoi lavori segue più le vie classiche di diffusione: gallerie, esposizioni, pubblicazioni cartacee, etc, oppure è affidata soprattutto ai circuiti artistici che stanno nascendo su Internet? Cosa pensi di queste iniziative?

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 105x105cm.
© Massimo Attardi

Massimo Attardi: Gallerie d’arte contemporanea, case d’asta, collezionisti. Non so cosa dirti di Internet, ci vado poco.

 

Fabiano Busdraghi: Puoi citare un fotografo che fa uso di tecniche antiche o alternative il cui lavoro ti colpisce in modo particolare? Quali sono gli autori, non necessariamente fotografi, che hanno influenzato la tua formazione?

Massimo Attardi: Un fotografo? Uno dei pochi, diciamo che, a prescindere dal fatto che usa la gomma bicromata, fa bellissime foto, che sarebbero bellissime anche stampate con un plotter è Jean Janssis.

Chi mi ha influenzato? Peter Høeg, Bukowski, Asimov, e altri, la lista è lunga. Non divido conoscenza umanistica o scientifica o fotografica da quello che è il mio lavoro. Ogni conoscenza mi forma e mi porta a scegliere e ad avere la mia sensibilità.

 

Gomma Bicromata di Massimo Attardi

Stampa alla gomma bicromata su legno, dimensioni: 150x110cm.
© Massimo Attardi

Fabiano Busdraghi: Un piccolo quesito tecnico: l’uso di materiali alternativi alla carta come supporto di stampa rende necessarie accortezze particolari? Come prepari il legno prima di stendere l’emulsione di gomma bicromata?

Massimo Attardi: Do una mano di smalto come colore di fondo. Dopodichè seguo più o meno il procedimento normale. Preparo la mescola con 350g di gomma arabica in un litro d’acqua e 50 g di bicromato sempre in un litro d’acqua. Per l’esposizione uso una lampada abbronzante fregata a mia sorella anni fa, con cinque tubi fluorescenti che producono raggi ultravioletti lunghi piu o meno una trentina di centimetri. La lampada è posta ad un metro di altezza sul piano di lavoro. L’esposizione varia da 1 a 5 minuti per ogni angolo della tavola (perché il cono di luce non basta ad illuminare uniformemente una tavola grande). Sviluppo in acqua per un tempo compreso fra 4-5 minunti e un’ora. I rossi hanno bisogno di più
tempo dei blu e del nero.

 

Fabiano Busdraghi: Su cosa stai lavorando in questo momento? Come si differenzia rispetto ai tuoi lavori precedenti? Hai qualche progetto per il futuro che non hai ancora iniziato?

Massimo Attardi: Sto fotografando paesaggi urbani, è un progetto che sto sviluppando da un po’.
Ho iniziato ha dipingere e a suonare il pianoforte.

Progetto futuro? Andare a vivere a Berlino.

Massimo Attardi al lavoro

Un nuovo video, più chiaro e preciso, è disponibile con l’intervista le nuove gomme bicromate di Massimo Attardi.

Breve biografia di Massimo Attardi

Massimo Attardi, nato a Treviso, inizia a lavorare, come fotografo, in una compagnia di danza e successivamente nel campo della moda. Iscritto alla facoltà di Scienze Politiche si trasferisce a Roma dove entra in contatto con l’ambiente artistico della capitale. Nel 1990 comincia una sua ricerca personale sulla figura umana e sulle antiche tecniche di stampa, in particolar modo sulla gomma, usandola su supporti diversi come legno, metallo, vetro, plexiglas, pietra. Poco tempo dopo viene chiamato dal Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea di Roma, per la sua prima mostra, cui seguono una serie di esposizioni personali e collettive.

Massimo Attardi vive e lavora a Roma, in Via degli Ausoni n° 3, nell’ex pastificio Cerere. L’indirizzo e-mail per contattarlo è [email protected] mentre il suo sito, attualmente in costruzione, è raggiungibile all’indirizzo www.massimoattardi.com.