Camera Obscura » Galleria /it A blog/magazine dedicated to photography and contemporary art Wed, 16 Sep 2015 12:05:21 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.3.1 Pinholeswap 2011: “Culo” /it/2011/pinholeswap-2011-culo/ /it/2011/pinholeswap-2011-culo/#comments Fri, 11 Feb 2011 16:15:38 +0000 /?p=4356 Related posts:
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Fabiano Busdraghi culo
Culo - Zoneplate 6x6cm su carta Hahnemühle 15.5x15.5cm ed 15 + 2 pa
© Fabiano Busdraghi
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Come ogni anno da un po’ di tempo a questa parte (2008, 2009 e 2010) partecipo al Pinholeswap, uno scambio di auguri natalizi sotto forma di fotografie stenopeiche.

Molto spesso fra le foto ricevute si annoverano foto stenopeiche di babbo natale, nanetti, pini agghindati, statuine di renne e tutte le altre possibili rappresentazioni dell’iconografica natalizia. Personalmente non amo questo genere di fotografie e ho sempre avuto voglia di mandare qualcosa di un pelo dissacrante.

Mi son finalmente deciso e quest’anno ho spedito una foto che si intitola “culo”, cosa che dovrebbe esser sufficiente ad indicarne il contenuto. In realtà non è che sia una fotografia molto dissacrante, ma non volevo offendere nessuno.

La fotografia è stata scattata a mano libera con una Canon Mark-s II su cui ho installato un zoneplate e un flash settato sulla massima potenza, visto che una delle caratteristiche che più mi attirano nello zoneplate è la luminosità e gli aloni che si creano nelle zone delle alte luci.

Come al solito una certa cura è stata posta nella stampa e nella preparazione della busta, anche se quest’anno non mi sono lanciato in nessuna particolare tecnica alternativa come avevo fatto gli anni precedenti. La stampe è una semplice getto d’inchiostro sulla Hahnemühle Museum Etching 350g 100% cotone che ho verniciato con due mani di una lacca protettiva lucida della Tetenal, in modo che non si possa graffiare la stampa e soprattutto che i neri vengano fuori belli saturi e brillanti, visto che non amo la resa delle carte opache. Stampa 6x6cm su carta 15.5×15.5cm in edizione di 15 esemplari più 2 prove d’artista.

Per quanto riguarda le foto ricevute, devo dire che sono abbastanza deluso, al punto che non credo partecipare l’anno prossimo.

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Pinholeswap 2010 e l’albume come resina per stampe su carta acquarello /it/2010/pinholeswap-albume/ /it/2010/pinholeswap-albume/#comments Wed, 03 Feb 2010 19:24:02 +0000 /?p=3613 Related posts:
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Fabiano Busdraghi pinholeswap 2010
Fotografia zoneplate su carta acquarello albuminata
© Fabiano Busdraghi
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Come nel 2009 e nel 2008, ho ancora una volta partecipato al pinholeswap, uno scambio di fotografie stenopeiche organizzato ogni anno durante il periodo natalizio.

Personalmente ho inviato una foto zone plate scattata alla Defense e stampata a getto d’inchiostro su carta Arche Acquarelle. Come descritto nell’articolo Vernici per stampe a getto di inchiostro su carta artistica è possibile recuperare contrasto e dmax di una stampa su carta acquarello “verniciando” la stampa con una qualche resina che restituisca brillanza ai colori e soprattutto al nero. A differenza delle resine descritte nell’articolo appena citato, quest’anno ho voluto provare l’albume o più banalmente il bianco d’uovo. È una vita che non stampo all’albumina, ma ho cercato di recuperare un po’ di ricordi cui ho aggiunto un pizzico di inventiva, visto che in questo caso l’albume è utilizzato come vernice e non come supporto.

Ecco la procedura per ricoprire le stampe all’albume. Per cominciare ho sbattuto un paio di albumi con un goccio di aceto, perché -come quando si fa la maionese- l’acidità rompe i legami polimerici dell’albumina che si “srotola” quindi più facilmente e permette di ottenere una mescola più fine e uniforme. Come al solito sbattendo le uova viene fuori un sacco di schiuma. Nella stampa al carbone l’aggiunta di alcool elimina le bollicine della gelatina, perché l’alcool modifica la tensione superficiale della soluzione, ma con l’albume non funziona per niente. Ho steso allora l’albume acido-alcoolico con un pennello, l’ho fatto un po’ asciugare, accelerando la cosa con un asciugacapelli. Non appena lo strato di resina quasi completamente secco, ho iniziato a lucidarlo a mano, semplicemente inumidendo i polpastrelli con un po’ d’acqua e lisciando la resina con le dita. Questo ha permesso di eliminare tutte le tracce di bolle appena menzionate, un bel vantaggio. Dopo qualche ora, una volta le stampe ben secche, le ho passate al forno in modo da indurire l’albume e fissarlo definitivamente. Il risultato non è male, ed è sicuramente una tecnica che vale la pena esplorare. Rispetto all’acrilico e al poliuretano si usano solo ingredienti naturali e molto economici; il fatto che l’albume sia solubile in acqua e che sia quindi possibile lucidare la resina è poi decisamente interessante.

Quest’anno, causa impegni vari, ho deciso di fare un’edizione di sole 9 stampe. Per non far torto a nessuno, visto anche che partecipano al pinholeswap molti amici e conoscendo, ho deciso di optare per la comoda funzione del sito che estrae automaticamente un certo numero di indirizzi dalla lista dei partecipanti. Mi scuso quindi con tutte le persone che mi hanno mandato una foto senza ricevere niente in cambio, ma i destinatari delle mie stampe all’albume quest’anno sono stati scelti unicamente dal fato.

Raimundo Civera
© Raimundo Civera
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Per quanto riguarda le fotografie stenopeiche ricevute, devo dire che il livello generale è decisamente cresciuto rispetto agli anni scorsi. in passato infatti avevo ricevuto qualche ottimo scatto, ma anche una montagna di fotografie di nanetti, alberi di natale e simili di nessunissimo interesse fotografico. Senza contare poi le classiche foto (purtroppo estremamente diffuse fra i principianti) di ciò che si vede guardando fuori dalla finestra della propria casa, foto che certo sono stenopeiche, ma non hanno assolutamente niente di più da raccontare. Quest’anno invece la maggior parte delle immagini sono portatrici di senso, vanno al di là della semplice tecnica stenopeica, sono belle e interessanti in quanto immagini, al di là di come sono state eseguite. Ho notato anche una cura in generale maggiore della qualità di stampa, anche se devo ammettere che qualcuno (si dice il peccato ma non il peccatore…) mi ha spedito una stampa con delle orride righe orizzontali dovute all’occlusione delle testine della stampante, roba che quando mi capita la stampa finisce direttamente nel cestino e non merita nemmeno il prezzo del francobollo per spedirla. Per fortuna si tratta di un caso isolato. In ogni caso, oltre alla stampa in sé, quest’anno anche la presentazione generale delle stampe mi è sembrata più curata rispetto agli anni precedenti, con delle belle carte e cartoncini a far da sfondo alle immagini, una scelta oculata dei materiali e anche delle buste.

In assoluto la mia fotografia preferita di quest’anno è una foto di un castello spagnolo scattata da Raimundo Civera. Bella l’immagine, dal formato panoramico molto allungato. Bella l’atmosfera sognante, quello che sembra un mare o uno specchio d’acqua liscio e uniforme, da cui emerge un’architettura dal sapore vagamente metafisico e misterioso. Bella poi la stampa, un cianotipo virato, direi con qualcosa che assomiglia ai miei viraggi neri, e bella l’idea di tagliare i bordi della foto come si faceva una volta, mi sembra quasi di tenere in mano certe fotine dei tempi del mio nonno. Insomma, ottima immagine in quanto tale e ottima stampa in quanto oggetto, grazie mille Raimundo!

Altre fotografie che meritano una menzione sono quella di Thomas Miller, se non altro perché l’esposizione dura sei mesi come si può vedere dalle tracce del sole nel cielo (e pure nel lago: bellissimo!), la fotografia anamorfica di Samuele Piccoli (con una tiratella di orecchie per la stampa, niente di indimenticabile), l’allegra confusione di Delio Ansovini, le macchine abbandonate di Jan kapoor e ugualmente le immagini di Daniele Pennati, Danilo Pedruzzi, Richard Holmes e Wolfram Shurman.

Ecco come ogni una galleria delle migliori fotografie del pinholeswap 2010 (© di ogni fotografo citato).

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Deep Surface Reflections: manichini /it/2009/deep-surface-reflections-manichini/ /it/2009/deep-surface-reflections-manichini/#comments Sat, 09 May 2009 19:51:43 +0000 /?p=2563 Related posts:
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Deep Surface Reflections
© Fabiano Busdraghi

I manichini non sono la realtà della nostra società, ma il riflesso unicamente della sua superficie.

La moda, il modo di vestirsi, la cura dell’immagine, sono tutti aspetti superficiali della società consumistica occidentale, ma ne riflettono comunque l’essenza. I manichini sono il riflesso di questo riflesso. La strada è la superficie delle città, riflesso della vita dentro le case e i palazzi. La fotografia è essa stessa rappresentazione superficiale della realtà.

La serie Deep Surfaces Reflections è una riflessione visiva sul rimbalzare fra questi diversi strati di superficie e riflessi.

Le fotografie sono quindi tutte scattate per strada, terreno di nessuno dove tutto è possibile. Al fine di rappresentare la superficie delle realtà delle città dove viviamo, quello che siamo adesso, ciò che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, si tratta rigorosamente di street photography, senza messa in scena o intervento sulle posizioni dei corpi, sulle luci o gli elementi decorativi. I riflessi non vengono eliminati, così come ogni altro elemento di disturbo dell’immagine, vetri, cornici, oggetti, graffi.

Mannequins

Oltre ad essere riflesso del panorama cittadino, i manichini sono la rappresentazione della società in cui viviamo. Sono icone del dio della bellezza, un dio muto e distante. Corpi ideali, irraggiungibili, giovani, sexy, misteriosi, senza mai un sorriso che infranga il freddo glaciale del loro viso. Di fronte a questo dio noi esseri umani siamo tutti manichini che si vestono tutti nello stesso modo, che hanno le stesse pose, gli stessi atteggiamenti, gli stessi pensieri. Non siamo forse noi stessi allora le icone di questa divinità? Sono forse i manichini che ci guardano mentre crediamo di osservarli dietro alle loro vetrine? I manichini diventano lo specchio della società moderna, uno specchio capace di cambiare riflesso qualunque immagine si specchi sulla sua superficie. Quindi chi controlla i manichini controlla anche l’aspetto della società… la società allora ha controllo su se stessa? O è essa stessa uno schiava dei manichini?

In molte fotografie della serie Deep Surfaces Reflections i volti sembrano vivi, il confine fra essere umano e manichino si fa sempre più sfumato. I manichini diventano il riflesso di noi stessi, nella loro superficialità riescono a rappresentare strati profondi dell’esistenza. Nella loro immobilità sembrano vivere emozioni, sensazioni, speranze. Sembrano condividere i sentimenti che ci fanno uomini, sembrano voler scappare dalla loro immobilità.

Dove finisce il riflesso e dove inizia la realtà allora?

 

Chi sono loro e chi siamo noi?

Deep Surface Reflections

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Discrete apparenze, Jean-Marie Francius /it/2008/discrete-apparenze-jean-marie-francius/ /it/2008/discrete-apparenze-jean-marie-francius/#comments Sat, 14 Jun 2008 08:58:45 +0000 /?p=2770 Related posts:
  1. Gli Angeli di Jean-Marie Francius
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Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Galleria con le foto della serie Discrete Apparenze di Jean-Marie Francius. Stampe tradizionali dell’autore.

Si tratta di una serie di nudi, ma non si guarda mai di fronte le modelle, non si vede mai un viso, sono dei ritratti di schiene femminili. Le fotografie sono eleganti e raffinate, le pose sono spesso quelle della tradizione classica, suscitando una sensazione nostalgica e poetica. La stessa piccola tavola è l’unico elemento decorativo ricorrente, c’è solo questa luce dolce che tocca con grazia i corpi delle donne. Le stampe poi, dal vero, sono veramente squisite.

Discrete apparenze, Jean-Marie Francius

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Tutte le foto di questa pagina: © Jean-Marie Francius.

Visitare la galleria le foto della serie Angeli o leggere l’intervista a Jean-Marie Francius.

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Gli Angeli di Jean-Marie Francius /it/2008/angeli-jean-marie-francius/ /it/2008/angeli-jean-marie-francius/#comments Sat, 14 Jun 2008 08:49:56 +0000 /?p=2764 Related posts:
  1. Discrete apparenze, Jean-Marie Francius
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Jean-Marie Francius
© Jean-Marie Francius

Galleria con le foto della serie Angeli di Jean-Marie Francius.

Le fotografie di questa serie di nudi rappresentano delle donne-angelo. Les ali sono state grattate sul negativo, ottenuto con l’acido, disegnate sulle stampe o ancora incollate sulla schiena delle donne, amiche o conoscenti di Jean-Marie Francius.

Le stampe sono di vari formati, spesso in dittico o trittico, ma sono tutte molto piccole, intime e poetiche. Sono state tutte realizzate personalmente dall’autore nella sua camera oscura tradizionale.

Gli Angeli, Jean-Marie Francius

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Tutte le foto di questa pagina: © Jean-Marie Francius.

Vedere le foto della serie Discrete Apparenze o leggere l’intervista a Jean-Marie Francius.

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Pinholeswap 2008: scambiare foto stenopeiche /it/2008/pinholeswap-foto-stenopeiche/ /it/2008/pinholeswap-foto-stenopeiche/#comments Fri, 18 Jan 2008 12:29:33 +0000 /?p=2903 Related posts:
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Pinhole swap 2008
Alcune delle buste ricevute durante l’annuale scambio di fotografie stenopeiche.

Dal 2001, alcuni appassionati di fotografia stenopeica hanno messo in piedi il Pinhole Cards Exchange, ovvero uno scambio di fotografie stenopeiche o più in generale di fotografie realizzate senza lente (quindi anche zoneplate, fessure, multifori, etc) in occasione dell’anno nuovo. In pratica gli iscritti aggiungono il proprio indirizzo ad una lista, si possono spedire per posta una o decine di stampe, gratis e senza impegno alcuno se non la regola che la foto deve esser stata ottenuta senza l’uso di una lente.

Nel Natale e degli auguri non me ne frega molto, ma ho partecipato volentieri, e devo dire che è simpatico ricevere quasi una lettera al giorno, quando ormai tutto passa per la mail e nella casella delle lettere passano solo pubblicità e comunicazioni della banca. Senza parlare poi del piacere delle buste tutte diverse, la carta da lettera e quella da stampa mai uguali.

Da parte mia ho inviato una foto scattata nel 2005, un autoritratto fatto con una scatola di cartone, foro fatto con uno spillo in una lattina di birra, negativo su carta ilford 13x18cm. L’ho rifotografato in controluce, perché non ho un buono scanner, ne ho fatto un negativo digitale e l’ho stampato in cianotipo su carta Bristol 9x11cm, con un seguente viraggio al the. Un’edizione di 25 esemplari e due prove d’artista, firmata e numerata. Il viraggio è uno dei più riusciti degli ultimi tempi, finalmente sono riuscito ad avere dei neri molto profondi, quasi neri appunto, e non i classici blu dei cianotipi. Le alte luci sono state tinte dal the di un caldo giallo rossiccio, che trovo molto piacevole.

Delle foto che ho ricevuto pubblico qui una selezione delle mie preferite. Al primo posto va quella di Eric Mitchell, bella l’immagine e stupenda la stampa su carta Foma FB base. La stampa più bella è certamente quella di Ingo Guenther, una fantastica photogravure su una bellissima carta texturata, dei neri profondissimi e dal classico bell’aspetto di inchiostro, un grano molto gradevole. Fra le stampe particolari va citato il cianotipo di Earl Johnson, perfettamente realizzato e con un grano e una materia molto interessante, peccato la macchia nel cielo. La doppia esposizione di Adrien Arles la trovo riuscitissima, visto che le due immagini si fondo perfettamente fra loro, quasi fossero una. Fra l’altro in questo momento apprezzo in maniera particolare le foto panoramiche, quindi non posso che esser contento di averne ricevute. Della curiosa foto rotonda di Matt Neima infine apprezzo in particolare la resa morbida e delicata delle tinte pastello.

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