Alcuni anni fa, quando stavo iniziando a lavorare con le tecniche antiche e alternative, scoprii il sito di Galina Manikova, e me ne innamorai. Finalmente avevo trovato un’artista/fotografa che non stampava sulla semplice carta, ma che lavora con un’incredibile varietà di supporti e tecniche, il cui risultato incontrava pienamente i miei gusti.
Gli anni sono passati, ma ho continuato ad ammirare le opere di Galina Manikova, tornando spesso sul suo sito. Sono stato molto contento quindi quando ha accettato di scrivere un articolo per Camera Obscura, in cui parla del suo ultimo progetto: delle fotografie su ghiaccio in grande formato.
Testo e foto seguenti di Galina Manikova.
Le fotografie sono disegni di luce a due dimensioni che riflettono una realtà a tre dimensioni. La maggior parte del tempo vediamo le fotografie su carta, sia carta fotografica appesa al muro sia stampate sui libri.
Fin dal principio, quando ancora stavo imparando la fotografia, volevo rompere con quella tradizione, trovare un modo per ritornare a quella realtà tridimensionale che le fotografie rappresentavano.
Sono passata attraverso tutte le diverse possibilità, come estendere le fotografie sul muro o scavare buchi e piegare le pagine di un libro. In ogni caso il migliore e più intrigante esperimento è stato stampare su materiale trasparente e montare la foto su diversi strati.
Il mio primo esperimento in quella direzione è iniziato nei primi anni 70, mentre studiavo all’accademia dell’arte di Gerusalemme. Stampavo continuamente immagini ad alto contrasto, incerando la carta fotografica e creando nuovi paesaggi con questi ritagli. Il mio principale interesse è stato creare illusioni di volume e prospettiva. Ho sperimentato con emulsioni fotografiche su creta e ceramica, proiettando immagini su volumi tridimensionali in modo che le fotografie venissero deformate seguendo le forme del supporto.
In seguito mi sono spostata verso materiali trasparenti quali il ghiaccio ed il plexiglas, che mi permettevano di montare le foto su diversi strati, usando la luce in modo da proiettare l’immagine attorno ad una forma, integrandosi così in un’altra. Volevo tirare fuori l’immagine bidimensionale dai suoi bordi e dalla sua cornice, estenderla nello spazio circostante, includere lo spettatore nell’immagine e riflettere sia l’immagine che lo spettatore l’uno con l’altro.
La prima celebre serie di alberi su plexiglas venne fatta con emulsione diretta, come gelatina d’argento, cianotipo e van dyke. Purtroppo il pubblico norvegese non poté dare un prezzo equanime allo sforzo che il lavoro richiedeva, così poco a poco iniziai a fare piccole sculture chiamate “blocks” o “cubes”, montando trasparenze tra due fogli di plexiglas sottile. Il prezzo di ogni scultura diminuì e la popolarità crebbe, il che mi permise di creare installazioni più grandi e soddisfare commissioni basate su di un’idea simile.
La tecnologia fece passi da gigante. All’inizio le grandi sculture erano serigrafie, stampando le immagini su vetro e plexiglas, come nel progetto “Learning Garden”, nel 2000. Più tardi sono arrivati nuovi metodi di stampa su trasparenza che permettevano di laminare su vetro, come nel progetto “Haa” o “Royal”. Potete vedere tutti i miei primi lavori nella sezione “projects” del sito www.galina.no.
Ho anche iniziato a lavorare sempre più con tessuti trasparenti come la seta ed il cotone leggero, appendendoli in diversi strati o proiettando sopra immagini, come nella serie di esibizioni dedicate ai muri. Tutte queste installazioni possono essere trovate nelle pietre della parte inferiore di “computer art projects” del sito www.wailingwall.no oppure sul mio sito principale sotto “projects after 2004”.
Durante il mio soggiorno in Giappone allo Shigaraki Ceramic Cultural Park, ho ricominciato a lavorare con la creta o fini fogli di porcellana, con immagini create con il colore o a rilievo. C’è una grande differenza tra la seta e e la creta, ma allo stesso tempo non c’è differenza alcuna in termini di idea: luce, strati, volume, spazio e coordinazione tra immagini, bordi e riflessione.
La mostra “Sweet sugar baby doll” combina immagini sia su vetro, seta e addirittura sulle torte, rendendo l’arte commestibile. Degli oggetti realizzati solidificando il vetro dentro degli stampi hanno un’immagine stampata su un lato, che viene deformata e riflessa una volta esibita di fronte ad uno specchio.
Dopo aver sperimentato con stampi di vetro, stampi di caramelle di gelatina e stampi di gomma, sono passata agli stampi di ghiaccio. Ancora una volta riscontro nei materiali sia grandi differenze che uguaglianze. Qualche volta non si capisce se si tratta di ghiaccio piuttosto che vetro finché non si tocca la superficie, sentendo la temperatura. Quando una persona impara qualcosa da un materiale, può avere una piacevole sorpresa se applica la nuova conoscenza ad un altro materiale. Non credo molto nelle qualificazioni basate sui materiali.
Adoro attraversare i confini ed esplorare ciò che è sconosciuto. È esattamente nel momento in cui passo un confine, faccio un errore o qualcosa nella direzione sbagliata che accadono le nuove scoperte, che una nuova rivoluzionaria qualità viene riconosciuta e stabilita.
Il vetro è trasparente; il vetro può essere formato e convertito da liquido a solido, e così è il ghiaccio. C’è comunque una gran differenza: il vetro può essere fragile e distruttibile, ma è anche forte e di lunga vita. Il ghiaccio non è invece un materiale permanente. Il ghiaccio si scioglie, è sottile e si compone di una ulteriore dimensione: il tempo.
Il mio ultimo progetto, datato Gennaio ‘09, era un’installazione con fotografie su ghiaccio. Ho partecipato con altri 30 artisti al “Ice and Snow festival” di Hodven, nelle montagne del sud della Norvegia. Il sito ufficiale dell’evento è Hovden snow and ice sculpture.
Volevo laminare alcune grosse stampe d’alberi in fiore ghiacciati nell’area dell’upper Hudson River fuori New York City. Feci queste foto durante il mio soggiorno presso il Vytlacil campus dell’Art students league of New York l’anno passato.
L’idea era di prendere qualcosa che fosse straniero sia per me che per Hodven per creare un effetto sorpresa ed un contrasto con quello che mi circondava, che era quello che volevo ottenere.
Ho scelto il tema degli alberi fioriti e fatto quattro stampe in prospettiva, in modo da mostrare l’intero albero, con rami e foglie, per avvicinarsi lentamente, allargare e mettere a fuoco i fiori. Volevo creare il contrasto con ciò che mi stava intorno ed il materiale, un contrasto di colori, temperature e textures.
Il fiore è caldo, gentile, sottile. Il rosso/magenta era completamente estraneo alla neve bianca che copriva il paesaggio. Immagini laminate di grossi fiori rossi in enormi blocchi di ghiaccio s’imbattevano sul materiale. Il ghiaccio è forte, solido, denso e freddo, ma quando lo guardiamo, sappiamo tutti che si scioglierà. Sappiamo che arriverà la primavera. Magari dei veri fiori sbocceranno nella neve prima che le sculture saranno rimosse.
Questa idea ha funzionato veramente bene nel paesaggio circostante, poiché c’erano alberi di uguali dimensioni sullo sfondo dell’installazione; questi alberi a differenza erano morti e coperti di neve. Le mie sculture ricordavano altri posti e altri tempi alle persone, creando una visione nella visione, guardando attraverso la realtà. Era importante che questo progetto s’integrasse bene con il paesaggio ed il pubblico. E questo era uno spazio pubblico ed un lavoro commissionato.
Poiché non sapevo esattamente come il processo dovesse essere condotto, preparai qualcosa che si rivelò poi una sfida fisica molto più grande di ciò che ognuno di noi si aspettava o per cui si era preparato. Ho finito con l’avere bisogno di molto più aiuto di ogni altro partecipante, e ovviamente anche molte più risorse.
Il processo produttivo non è stato facile, dal momento che il vento tirava continuamente e qualche volta si è arrivati a -24°. Il ghiaccio era preso dal fiume vicino, blocchi di 160x120cm spessi 70cm, ma solo i primi 20cm erano utilizzabili. Uno doveva tagliarli mentre galleggiavano nell’acqua, così che un’altra persona poteva girarli e separarne metà alla volta. C’erano molte persone coinvolte, dagli artisti ai bambini delle scuole all’amministrazione locale.
Siamo riusciti a produrre 8 blocchi, dopodichè delle macchine ci hanno aiutati ad alzare e spostare i suddetti blocchi per installarli in loco. Ogni blocco consisteva in due parti di ghiaccio con una foto stampata su pellicola trasparente nel mezzo. La pellicola era stata laminata con un fine foglio di PVA, per poterla maneggiare più facilmente. Ogni blocco pesava intorno ai 500 kg e sono riusciti a farne cadere uno sulla mia gamba, senza rompere la gamba ma solo il blocco. Siamo riusciti ad incollare e sistemare il blocco danneggiato, perché il ghiaccio può essere facilmente incollato insieme dall’acqua. Dopo tutto ho apprezzato molto tutti i difetti dovuti dall’incollaggio, hanno dato una maggiore vita e texture alle immagini.
Molti artisti del ghiaccio come Mark Szulgit e Lukas Arons mi hanno guidato attraverso questa sfida tecnica.
Questo progetto è stata una mia idea ed iniziativa, ma anche il risultato di un aiuto tecnico e fisico di molte altre persone così come molti consigli da parte d’altri artisti. Penso ne sia valsa la pena, il che è un’importante conclusione. Magari non sarò più in grado di creare niente di così meraviglioso.
Ogni scultura era grande alta circa 3 metri, la fotografia larga più di un metro e mezzo ed alta più di 1.
Ogni fotografia è stata stampata digitalmente su pellicola e laminata su un sottile foglio di PVA, che è stato posato tra due blocchi di ghiaccio estratto dal fiume larghi 20cm, con dell’erba, bolle e la struttura stessa del ghiaccio. Solo i 20 cm inferiori di un blocco spesso 70 cm potevano essere usati, poiché solo la parte inferiore è trasparente. Non si potrebbe mai avere la stessa qualità di ghiaccio se fosse creato artificialmente.
Ho oltremodo preparato alcuni stampi di ghiaccio più piccoli, usando palloni e una stampante laser. Lo chef dell’Hovdestoylen hotel non potrà mai dimenticarmi: mi ha visto correre avanti e indietro dalla sua cella frigorifera tutto il giorno per una settimana. Questi piccoli pezzi erano usati per coprire i lati dei blocchi di ghiaccio al fine di dar loro maggiore vita quando osservati di profilo, ma anche per coprire le giunzioni e la distanza tra i due blocchi. Gli scultori minimalisti e gli artisti del gruppo mi hanno condannato per questo dettaglio, ma come ho spiegato a loro: “Non sono una minimalista, bensì una esageratrice!”.
Questo progetto ha richiesto molte risorse e molta energia. Ha richiesto due settimane di lavoro e lo sforzo di molte persone. Sarà probabilmente esposto al pubblico da gennaio a maggio, se il tempo lo permetterà. Dopodichè inizierà a sciogliersi lentamente, mentre la vera primavera farà capolino.
Fabiano Busdraghi: Potresti sviluppare un poco più approfonditamente le ragioni che ti hanno portato al ghiaccio?
Galina Manikova: Il vetro è trasparente, può essere deformato e può diventare liquido, e così è il ghiaccio. C’è ad ogni modo una sostanziale differenza: il ghiaccio può essere fragile e distruttibile, ma è anche robusto e vive una lunga vita. Il ghiaccio non è un materiale permanente, si scioglie. Il ghiaccio è sottile ed ha una dimensione aggiuntiva quindi: la dimensione del tempo.
Fabiano Busdraghi: Perché il fatto che il supporto sia instabile è importante per te? Quali conseguenze ha l’effimerità dell’opera sulla tua arte?
Galina Manikova: Era importante perché il progetto s’integrava con l’ambiente circostante ed il pubblico. Era uno spazio pubblico ed un lavoro commissionato.
Fabiano Busdraghi: Potresti dirci qualcosa riguardo i soggetti delle figure? Perché hai scelto proprio i fiori?
Galina Manikova: Ho scelto alberi in fiore e fatto quattro stampe in prospettiva per mostrare l’intero albero, con rami e foglie, per avvicinarsi lentamente, allargare il campo ed infine focalizzarsi sui fiori stessi. Volevo creare contrasto con l’ambiente circostante ed i materiale, contrasto di colori, di temperature e texture.
L’idea ha funzionato perfettamente nel paesaggio, poiché c’erano alberi di simile grandezza sullo sfondo delle installazioni. Semplicemente questi fiori erano morti e coperti di neve. Le mie sculture ricordavano alle persone di luoghi lontani e tempi andati o futuri, creando una visione nella visione, guardando attraverso la realtà.
Fabiano Busdraghi: C’è una precisa ragione per la quale hai stampato fiori su ghiaccio?
Galina Manikova: Il fiore è caldo, gentile, sottile. Un rosso/magenta è un colore completamente estraneo alla neve bianca che copre il paesaggio. Stampe di fiori rossi laminate dentro enormi blocchi di ghiaccio paragonavano fra di loro i due materiali. Il ghiaccio è forte, solido e freddo. Ma mentre lo guardiamo, sappiamo che andrà pian piano sciogliendosi. La primavera arriverà e magari dei fiori veri spunteranno nella neve prima che le sculture siano rimosse.
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