Quello che suggerisci della passata di stampa leggera leggera è molto interessante perché, per quanto mi riguarda, lo vedo come un bell’incentivo ad uscire dagli schemi. Quando si esplorano delle tecniche alternative, come in questo caso la stampa su una carta che assolutamente non è stata studiata per il getto d’inchiostro, è un po’ un controsenso andare a cercare a tutti i costi le caratteristiche tradizionalmente accettate della “buona stampa”. Dettaglio, nitidezza, saturazione e corrispondenza dei colori, neri profondi, etc. Insomma, certe immagini possono funzionare benissimo, anzi avere una marcia in più, proprio perché queste caratteristiche universalmente ricercate vengono meno.
Per quanto riguarda la colla di coniglio, ne avevo sentito parlare anche io, anche se mi domando se non sia stato proprio te a parlarmene. Se non sbaglio però l’applicazione si fa prima della stampa e non dopo vero? Questa è una differenza abbastanza grossa, perché, almeno in teoria, i fogli di carta di uno stesso pacco dovrebbero essere tutti uguali, quindi permettere una tiratura senza nemmeno pensarci due volte.
Buffa la storia degli acetati trattati per farne negativi digitali, però ti immagini quanto devi esser preciso già sull’acetato? Altrimenti tutta la calibrazione dei negativi va a farsi friggere. A meno di non uscire appunto dagli schemi, non cercare la precisione a tutti i costi. Può esser divertente introdurre un’ulteriore variabile aleatoria, ma se uno cerca il rigore sarebbe veramente come tirarsi la zappa sui piedi! Da aggiungere all’infinita lista delle tecniche che mi piacerebbe sperimentare.
Ci sentiamo presto
Fabiano
Il mio piccolo contributo può essere questo: tempo fa stampavo menù (esatto, menu per cene importanti di gente a 4 stelle sulle spalline) con una piccola immagine sulla prima di copertina. Effetto lito, con una pressione ottenuta in tipografia con la mulinello. I menu venivano puntualmente asportati e per me è stata una manna, finché è durata. Il segreto stava nello stampare in econo-mode, alta velocità, tipo bozza sulla 2100, insomma appena una spolverata di inchiostro che se la tocchi viene via. La resa era probabilmente dovuta all’accoppiata con una carta 100 % cotone fatta a mano e sfrangiata a filo d’acqua, un’autentica spugna. La carta era specifica per stampa a pressione (ovviamente) per inviti di cerimonie. Il risultato passava per una autentica lito in quattro colori. Ma questa è un’altra direzione; per quanto riguarda la verniciatura, tecnica che i padri della photo-secession imponevano alle ombre (vedi anche intervento di umberto all’articolo sulle resine) ma che a quanto ne so era una abbondante spennellata di cera d’api, ci sarebbe da provare la colla di coniglio. Nella mailinglist [email protected] non ricordo chi ha proposto il sottostrato di colla di coniglio, nota nota, anche come base per volgari acetati che diverrebbero così ottimi anche per i pdn.
E’ solo un’idea e confesso di non aver mai provato.
Un saluto caro a tutti, dam.
]]>Ho già linkato camera obscura dal mio sitarello di fotografia (non ti arriverà una valagna di visitatori per questo!), senza la convinzione di fare pubblicità appunto, ma sapendo di fornire un valido servizio all’incauto visitatore del mio sito. Non appena avrò tempo, inizierò anche a cercare di linkare i tuoi post direttamente da qualche mio post, proprio perchè ritengo il tuo un ottimo lavoro. Devo solo trovare la giusta motivazione (ovvero, come proporlo all’interno del blog? devo pensarci un po’)
Quindi, in bocca al lupo e avanti… ne ho di cose da imparare 🙂
Ciao
Giovanni
Se questo ti fa irrita come sembrerebbe dalla tua mail, è comunque possibile fare qualcosa. Sfruttare i mezzi stessi del sistema Google. Parlarne alle persone, linkare gli articoli che ti interessano. Se esce qualcosa che ti colpisce completamente, scrivere un commento sul tuo blog, su un forum, una mailinglist. Far nascere la discussione, o semplicemente far rimbalzare l’informazione nella blogsfera.
Personalmente ho fatto la scelta di non passare la vita a chiacchierare su internet, perché ho veramente già delle giornate troppo cariche, quindi non sempre raccoglierò l’invito. Ma ogni volta che leggo su un blog di terzi un articolo interessante lo commento, se mi è veramente piaciuto lo diffondo in altre sedi, e se ho qualcosa da dire lo riprendo su Camera Obscura. Così facendo non ho il sentimento di lavorare per pubblicizzare i blog altrui, sto solo impegnandomi in un’attività che reputo interessante e formativa, ma sono cosciente dell’effetto benefico in termini di ranking e visite che porto al blog suddetto. Fra l’altro, più gente linka e diffonde un lavoro, più se ne parla, più altre persone linkeranno e diffonderanno anche loro l’informazione. Quello che si chiama effetto palla di neve, che inizia piccola piccola e diventa una valanga.
ciao ciao
Fabiano
p.s. bella interpretazione Danx, non ci avevo pensato, almeno coscientemente, ma l’idea corrisponde perfettamente alla sensazione che volevo trasmettere!
Ciao e grazie per l’ottimo lavoro svolto
Giovanni